GrooveBack Magazine 002

e di come mi trovassi a mio agio nelle sonorità più tipicamente British . Questo scambio d’opinioni ci portò, da veri appassionati, a elencare tutti gli autori che più ci colpivano, un po’ come si fa con uno scambio di figurine. I nomi volavano: Elgar, Händel, Butterworth, i già citati Purcell e Bax, Stanford, Sullivan, Parry. Quando feci il nome del compositore di cui vorrei parlare oggi, Samuel Coleridge-Taylor, il mio interlocutore si fermò per un attimo e disse: «Ah, giusto, anche lui, anche se era nero fu ottimo». La frase mi colpì perché vi trovavo qualcosa di strano. Ora, nella mia ingenuità e ignoranza, all’epoca non avevo mai visto le foto o i dipinti di quasi nessuno degli autori citati - a parte i più famosi ovviamente - e conoscevo Coleridge-Taylor solo per gli ascolti che avevo fatto della sua musica da camera che mi aveva già immensamente colpito. Ma quel “anche se era nero” continuava a risuonare come qualcosa di stonato nella conversazione che stavamo facendo, come se lo sarebbe stato alle mie orecchie un “nonostante fosse una donna”. Va da sé che la “scoperta” che uno

Il musicista e didatta Charles Villiers Stanford, uno dei primissimi a notare le indubbie doti musicali di Samuel Taylor-Coleridge.

dei compositori che così tanto ammiravo fosse di pigmentazione della pelle differente non aveva alcuna importanza sulla mia percezione e sul mio apprezzamento, anzi mi spinse a immaginare le sfide che sicuramente una vita come la sua, nella Londra di fine Ottocento e dei primi del Novecento, aveva sicuramente affrontato, ripensando all’unico altro grande compositore di colore che fino a quel momento effettivamente conoscevo (e che sapevo essere nero per il semplice fatto che c’era il suo ritratto pittorico sulla cover del disco Naxos a lui dedicato), ossia il francese e settecentesco Joseph Bologne de Saint-George. Samuel Coleridge-Taylor nacque il 15 agosto 1875 a Holborn, un’area della Central London , come figlio illegittimo di Alice Martin, inglese, e di Daniel Hugh Taylor, medico originario della Sierra Leone, con il piccolo che crebbe con la madre e il nonno materno a Croydon. Sua madre preferì usare il cognome da nubile Holmans sul suo certificato di nascita, probabilmente per evitare lo stigma sociale legato all’illegittimità. Mostrando, come la maggior parte dei compositori, un talento musicale fuori dal comune sin da subito, la famiglia Holmans supportò gli sforzi musicali del piccolo Samuel, fornendogli il suo primo violino e finanziando le sue lezioni con Joseph Beckwith, arrivando all’età di dieci anni a padroneggiare il violino senza grandi difficoltà. Fu, però, cinque anni dopo che il giovanissimo musicista ebbe un incontro destinato a rivelarsi decisivo: il colonnello Herbert A. Walters, che lo aveva preso sotto la sua ala, lo presentò a Charles Groves, allora direttore del Royal College of Music. Grazie a questa connessione, Samuel ottenne una borsa di studio per la prestigiosa istituzione. Al Royal College, un’’altra figura di rilievo avrebbe giocato un ruolo fondamentale nella sua carriera: Charles Villiers Stanford, il celebre compositore e docente che, colpito dalla sensibilità musicale di Coleridge-Taylor, lo incoraggiò a dedicarsi alla composizione. Durante questo periodo,

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