alla percezione che in Inghilterra si aveva ancora del “buon selvaggio”, era incentrata su un momento specifico del poema, basato sulla figura del nativo americano Hiawatha. Eseguita sotto la direzione di Stanford acquisì una pressoché immediata popolarità tanto che lo stesso Arthur Sullivan - parco solitamente nel lodare altri autori - inserì alcuni pensieri sull’opera anche nel suo diario personale e Hubert Parry non esitò a definirlo come «uno degli eventi più straordinari nella storia della musica inglese moderna». Questo lavoro permise a Coleridge-Taylor di ottenere la consacrazione come uno dei maggiori compositori del panorama corale britannico e il brano venne eseguito centinaia di volte, non solo nel Regno Unito ma anche negli Stati Uniti. La fascinazione per il poema di Longfellow fu ben lungi dall’esaurirsi (uno dei figli di Coleridge-Taylor prese il nome proprio dell’eroe del poema), in quanto l’opera si trasformò in una trilogia, che venne completata dapprima con Hiawatha’s Departure e poi da The Death of Minnehaha . Considerabili non proprio all’altezza della prima, questi lavori permisero nondimeno a Coleridge-Taylor di consolidare la sua immagine come astro nascente della musica britannica e vennero poi messe tutte sotto un unico opus come The Song of Hiawatha Op. 30 (completata dall’ Overture to The Song of Hiawatha ). Le composizioni successive non sono certamente meno degne di nota, e possono essere anzi annoverate tra i capolavori assoluti dell’autore, dalla Ballade for orchestra Op. 33 in la minore, presentato all’ancora oggi esistente Three Choirs Festival , e che fece esclamare ad Elgar la frase «Di gran lunga il ragazzo più intelligente tra i giovani uomini», fino all’opera forse ancora oggi più eseguita, l’ African Suite Op. 35 del 1898. Proprio in questi anni, di cui l’ African Suite è forse l’esempio più evidente, è crescente la voglia di esplorare da parte del compositore la terra originaria del padre ed è proprio nel 1904 che la carriera di Coleridge-Taylor giunge a quello che si potrebbe definire un punto di svolta, quel punto che in qualche modo è presente nella vita di ognuno e in cui si inizia a capire maggiormente il proprio posto nel mondo e la direzione che si vuole veramente intraprendere. Per il nostro compositore il punto di svolta fu rappresentato
dal primo di tre importanti viaggi negli Stati Uniti, soggiorni in cui ogni volta fu accolto con entusiasmo dalle comunità afroamericane e dagli intellettuali che in quel momento si battevano per i diritti civili. Tra questi ci fu il sociologo naturalizzato ghanese William Edward Burghardt Du Bois, conosciuto durante la Prima Conferenza Panafricana tenutasi a Londra a Westminster Town Hall nel 1900 a cui partecipò anche Coleridge-Taylor nonostante la giovane età. Gli afroamericani del tempo si riconoscevano nelle sue opere e nella sua figura e lo vedevano come un simbolo di successo e talento, in grado di esprimere un’identità culturale condivisa. Proprio questi contatti diretti con le comunità afroamericane lo ispirarono a incorporare elementi della musica afroamericana nelle sue composizioni ispirandosi proprio a Dvořák e rafforzando il legame tra le sue radici africane e il suo linguaggio musicale. Così, vennero alla luce composizioni quali Twenty-Four Negro Melodies Op.
Il sociologo statunitense naturalizzato ghanese William Edward Burghardt Du Bois, uno dei primi intellettuali d’oltreoceano a sensibilizzare l’opinione pubblica sui problemi razziali e sull’integrazione della comunità afro-americana.
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