GrooveBack Magazine 002

Antonio Domenico Nola: un protagonista del Seicento napoletano

di Giovanni Acciai

In questo suo nuovo contributo alla scoperta dei grandi compositori del passato, Giovanni Acciai ci parla di questo musicista campano, che operò tra la seconda metà del Seicento e i primi anni del secolo successivo, prendendo come esempi della sua fulgida arte i Motetti pastorali per la solennità del Santo Natale, da lui rinvenuti nell’archivio musicale della Congregazione dell’Oratorio filippino dei Girolamini di Napoli e che ha eseguito recentemente nel corso del Napoli Musica Sacra Festival con l’ensemble Ars Nova Cantandi e l’organista Ivana Valotti. Durante il Seicento e il Settecento, ovvero durante i due secoli più sfarzosi della dominazione spagnola e asburgica, Napoli era universalmente considerata il centro nevralgico e propulsivo di un’attività musicale di altissimo livello; la città più popolosa d’Europa, la ciudad la mas opulenta de toda Italia . Con i suoi cinquecentomila abitanti, superava di gran lunga Londra e Parigi ed era seconda nel mondo soltanto a Costantinopoli. Oltre che dai teatri di corte e da quelli privati, la committenza musicale era costituita in grande misura dalla massiccia richiesta di musica per i servizî liturgici che si tenevano nelle numerosissime chiese, cappelle e monasteri della città. Gli edifici religiosi svolgevano, infatti, un ruolo determinante in tal senso, incentivando la richiesta pressante di musica sacra da destinare sia alla ritualità ordinaria sia a quella straordinaria, rappresentata dalle feste dedicate al santo patrono o ai momenti più solenni della liturgia della Messa cantata. Non a caso, i forestieri che in quegli anni visitavano Napoli, rimanevano colpiti non soltanto dai ricchi apparati ornamentali, dallo splendore dei paramenti, dal fasto dei cortei, dall’ostentazione della ricchezza ma, soprattutto, da questo incessante tripudio sonoro, da questo inarrestabile flusso di musica appositamente scritta per le diverse occasioni devozionali dai migliori compositori del regno. Al di sopra di questa lussureggiante attività, si poneva la corte del viceré, con i suoi rituali, con le sue cerimonie solenni, con le sue liturgie spettacolari, con i clangori sonori della sua prestigiosa cappella musicale, fondata nel 1555 da Pedro de Toledo (1480-1553) proprio con lo scopo di accompagnare le cerimonie religiose (ma anche

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