capillare e ovunque attestata. Non vi è chiesa, grande o piccola che sia, o altra istituzione religiosa o nobiliare che non abbia una cappella musicale o, almeno, un organista a servizio, con funzione anche di direttore di coro, onde garantire un servizio religioso adeguato. Di qui la richiesta pressante di musica sacra da destinare sia alla ritualità ordinaria sia a quella straordinaria, rappresentata dalle feste patronali e dai momenti più solenni del calendario liturgico . Fra questi, senza dubbio, il Natale (e la Pasqua), con l’adorazione di Gesù nella culla e il culto del presepio, godeva di una
Una pagina del manoscritto dei Motetti pastorali di Antonio Nola con la parte riservata al Tenore.
venerazione, di un fasto celebrativo, di una predilezione senza eguali che coinvolgeva un’enorme massa di ecclesiastici e di fedeli e una quantità impressionante di musica appositamente scritta per l’occasione. I Motetti pastorali per la solennità del Santo Natale di Antonio Domenico Nola, per quattro voci (Canto, Alto, Tenore e Basso) e Basso continuo, sui quali intendo qui richiamare l’attenzione dei lettori, sono stati da me rinvenuti nell’archivio musicale della Congregazione dell’Oratorio filippino dei Girolamini di Napoli. Essi sono stati eseguiti per la prima volta in epoca contemporanea, dopo quattro secoli di immeritato oblio, a Napoli, nel novembre di quest’anno, nell’ambito della terza edizione di Napoli Musica Sacra Festival , dal Collegium vocale «Nova Ars Cantandi», da me diretto, con Ivana Valotti all’organo. Questa silloge, vivida testimonianza dell’apparato musicale e canoro che adornava i riti della vigilia e del giorno di Natale, si compone di una trentina di brani, articolati in sette parti e intonati su testi latini tratti, prevalentemente, dalla Bibbia, dal Vangelo di san Luca, dalla liturgia natalizia, ma anche usciti dalla penna di un anonimo poeta se non dello stesso don Antonio Nola. Testi che, in ogni caso, testimoniano della vasta competenza esegetica e liturgica del loro autore e della sua abilità nel saperli disporre in modo da ricavarne un’appropriata trama drammaturgica. Ci troviamo di fronte a un tessuto musicale di grande impatto emotivo, condotto sul filo di una narrazione poetica sempre tesa ad imprimere alla parola traslata in musica il massimo vigore espressivo. L’opera è strutturata nella forma dell’oratorio latino, ampiamente diffuso a Roma e a Napoli, nelle congregazioni dei Padri filippini. Brevi cammei solistici, con funzione di recitativi ariosi, si alternano a trii e a quartetti vocali in assetto omoritmico o in sapida polifonia. Non v’è dubbio che i momenti più suggestivi ed emozionanti dei Motetti pastorali siano quelli nei quali il nostro autore evoca il suono delle zampogne e l’eco di melodie popolari della fulgida tradizione napoletana, fra le quali non si fa fatica a riconoscere la celeberrima Quanno nascette Ninno , di Alfonso Maria de’ Liguori (1696-1787).
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