GrooveBack Magazine 002

Una pienezza di suoni familiari, una tensione affettiva che viene da lontano, ma che ancor oggi risuona viva e attuale perché messaggera di bellezza e di verità. La narrazione della Natività è di continuo esaltata attraverso un corredo sonoro che lascia attoniti per la sua dirompente forza evocativa, per la sua sorprendente capacità rappresentativa. D’altra parte, Antonio Domenico Nola è il compositore che, forte dell’insegnamento ricevuto da Giovanni Salvatore, ben compendia in sé quelli che sono i tratti caratteristici e distintivi dello stile napoletano a cavaliere dei secoli XVII e

Un’altra pagina del manoscritto dei Motetti pastorali di Nola, rinvenuto da Giovanni Acciai, con la parte riservata all’organo.

XVIII, sul versante della musica sacra e tutti li sublima nella sua arte di eccellente qualità. La sua grande perizia contrappuntista è sempre posta al servizio dell’intonazione espressiva della parola e alla ricerca del più pertinente figuralismo retorico, destinato musicalmente a rappresentarla. Mai sfoggio di erudizione tecnica fine a sé stessa, ma tensione costante verso la comunicazione affettiva del testo sacro intonato. In questo contesto vanno considerate con attenzione le scelte di Nola riguardanti la distribuzione delle parti dei suoi Motetti , nell’àmbito dell’ordito polivoco; l’esaltazione di specifici ruoli timbrici affidati a singole voci per la rappresentazione simbolica del portato emozionale delle parole latine; l’ideazione melodica sempre chiara, incisiva, elegante, sorprendente, caratterizzata da una vena inventiva e da una volontà di comunicazione espressiva inesauribili. La risonanza vocale è satura di tensioni che conferiscono alle singole parti di questo mirifico affresco natalizio una temperatura emozionale sempre elevata. L’urgenza di imprimere alla parola traslata in musica il massimo vigore espressivo, spinge il nostro autore a cercare soluzioni originali anche nell’alveo dell’orchestrazione vocale, qui tendente, come già s’è detto, allo smembramento della compagine polifonica in assetti vocali solistici o, comunque, di poche voci dialoganti fra loro. La cantabilità delle linee è fluente eppure intensa, intrisa com’è di quella vena melodica sempre coinvolgente, patrimonio comune di molti compositori della gloriosa Scuola musicale del Seicento e del Settecento napoletano. Infine, tutta la raccolta è pervasa da questa magia di suoni, da questa beatitudine di canti, da questa tensione affettiva che sembra non aver mai fine. Un’arte compositiva, dunque, quella di Antonio Domenico Nola, sempre condotta sul filo di una consapevolezza dello stile e di una conoscenza della parola divina volta a esaltare il magistero della Chiesa che lascia sorpresi e ammirati allo stesso tempo. Un’arte che il nostro maestro sembra voler riassumere nell’espressione ad majorem Dei gloriam che sovente egli pone a suggello delle sue opere sacre, al pari di tanti altri suoi colleghi e perfino del sommo Bach e alla quale sembra voler attribuire un significato particolare, se non misterioso.

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