GrooveBack Magazine 002

raggiunge il suo vertice creativo: il secondo assolo è consegnato alla storia, bruciante, debordante eppure geometrico, una condensazione della storia del blues ; si va avanti col blues Spoonful , di Dixon, ipnotico e trascinante; Train Time , ancora di Bruce, è un perfetto esercizio di perizia strumentale del bassista all’armonica; si chiude con Toad , di Baker, che dà sfoggio alla sua capacità “narrativa”, in una lunga storia nel linguaggio del drumming . L’ascolto Solo supporti fisici per questo ascolto comparato: il file dello streaming di Qobuz, pur nella risoluzione massima consentita di 24/192, non aggiunge nulla alla qualità di quanto offrono i formati materiali, siano essi digitali che analogici. Il confronto, fra i due sistemi digitali prima e fra quelli analogici dopo, ha evidenziato più che una gerarchia qualitativa - sempre piuttosto soggettiva - le peculiarità di ognuno di essi in termini di restituzione timbrica, bilanciamento tonale, dinamica, dettaglio. Shm-CD vs Shm-SACD Entrambi i supporti provengono dal mercato giapponese, dove l’implementazione di una tecnologia costruttiva superiore - il Super High Material - entro le coordinate del CD e del SACD, ha mostrato un discreto successo presso gli audiofili. Il primo, il Shm-CD, è un formato perfettamente compatibile con i soliti lettori CD; il secondo, il SHM-SACD, richiede l’utilizzo di un lettore SACD. Abbiamo usato, nel primo caso, il player multiformato Pioneer UDP-LX500, che legge anche i SACD multicanale; nel secondo caso il player Yamaha CD-S1000. Il Shm-CD è timbricamente più colorato, ma restituisce profili strumentali perfettamente ritagliati, oltre a un’ottima dinamica. La versione migliorata del SACD offre una maggiore dinamica e una neutralità timbrica L’ottimo riversamento vinilico, a marchio Polydor, regala un suono robusto e pieno di spessore ma è con il nastro - una duplicazione da master copy realizzata per il Revox A77 a 4 piste e 19 cms - che si raggiunge la solita disarmante presenza fisica, la perfetta collocazione degli strumenti nello stage , che risulta anche più ampio, con un maggiore respiro. Il vinile appare come lievemente velato rispetto alla bobina, un effetto dovuto probabilmente al processo di trasferimento dal master magnetico alla pasta. Il nastro - pur non offrendo la purezza di una duplicazione ai massimi livelli, quella a due tracce e a 38 cms - è di una trasparenza esemplare. Si tratta tuttavia, lo ribadiamo, di una realizzazione vinilica al di sopra di ogni critica, peraltro riprodotta da una catena di pregio: giradischi Linn Axis, braccio Linn Akito, testina MC Denon 103r. L’amplificazione è stata affidata a un pre Klimo Merlino e due finali mono Klimo Tine. La diffusione a una coppia di Blumenhofer Big Fun 17. che esalta il micro-dettaglio. Vinile vs Reel to Reel

WHEELS OF FIRE: Cream - Polydor 1968

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