GrooveBack Magazine 002

natura non solo astratta ma anche sensibile: l’armonia, la compiutezza, la coerenza, la sobrietà, la precisione, l’equilibrio, la raffinatezza, la sensualità, la vitalità, la passione ecc. Detto ciò, riguardo a Schönberg, concordo col giudizio espresso a suo tempo dal grande Richard Strauss: avrebbe fatto meglio ad andare a spalare la neve…

A.B.: Ecco, prendendo spunto proprio dalla stilettata straussiana, veniamo a Schönberg. Nel trittico saggistico da lei scritto, lo faccio presente soprattutto a beneficio di coloro che non hanno letto i libri in questione, lei lancia strali e attacca diversi compositori e critici tanto che, citando Leporello, si può affermare che ha stilato un vero e proprio “Madamina, il catalogo è questo” nel quale sono “elencati” coloro che si sono macchiati di lesa maestà nei confronti della Bellezza e della legge naturale dalle quali discende la vera Musica. Ed è indubbio che tra i musicisti da lei presi di mira Schönberg sia il più gettonato, al punto che nel suo terzo saggio, Note sigillate, scrive testualmente: «Se poi si decide di prendere in considerazione Schönberg (che non era né filosofo, né tantomeno musicista)… ». Questa acrimonia, questo livore lei li

I principali componenti della Seconda scuola di Vienna, con al centro il suo fondatore Arnold Schönberg e, dietro di lui, i suoi allievi prediletti: a sinistra, Alban Berg e, a fianco, Anton Webern.

esemplifica nelle sue pagine sia andando a colpire la sfera compositiva, sia quella riguardante l’uomo Schönberg (il capitolo Sull’atonalità e il serialismo dodecafonico, presente in Preludi ad una metafisica della musica contemporanea, ne rappresenta sintomaticamente l’apice). A questo punto, la domanda è assai semplice e inevitabile: ma del compositore (mi permetta di definirlo, nonostante tutto, tale) viennese riesce a salvare almeno qualcosa, magari la sua produzione in bilico tra tardoromanticismo ed espressionismo, oppure il rifiuto da parte sua è risolutamente totale? D.F. : Fino alla Verklärte Nacht op. 4 la musica di Schönberg, conservando simulacri di derivazione tardoromantica, né dilettava né urtava l’ascoltatore; nelle opere successive, il compositore scivola piano piano nella bocca del Nulla atonalista e tenta di uscirne ergendosi a inventore e legislatore della teoria dodecafonica (lo spartiacque sono i Fünf Klavierstücke op.23 e la Serenade op.24 ). La dodecafonia nasce quindi come un correttivo dell’atonalismo che, avendo abolito qualsivoglia rapporto di attrazione o repulsione, di supremazia o sudditanza tra i vari gradi della scala, rendeva ardua l’elaborazione di architetture sonore articolate e di ampio respiro. E tuttavia, da una parte l’obbligo della disposizione di tutti i dodici suoni della scala cromatica (che sono comunque quelli della scala temperata , dunque suoni

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