pianista salentino in quest’occasione si è mantenuta fedele alla scorrevolezza quanto alla sobrietà: è su questo cardine che i brani più “energetici” e virtuosistici hanno potuto svettare. Libetta si è allora rivelato accorto regista di una coreografia ben calibrata. La Melodia da Orfeo ed Euridice di C.W. Gluck, nella trascrizione di G. Sgambati, è una vera perla di bellezza, un incanto senza tempo che pare emozionare particolarmente lo stesso pianista, e noi con lui. Approssimandosi il termine di questo percorso dell’anima che è stato il recital di ieri sera, si ritorna alla musica di Ezio Bosso. L’importante operazione culturale intrapresa dal maestro di Galatone sul compositore torinese è esitata nel progetto discografico Lighting Bosso , un doppio CD (e vinile) che raccoglie in un’antologia quei brani più noti per pianoforte solo, oltre alla trascrizione della Sinfonia N. 1 Oceans , per inciso una delle opere che di lui mi piacciono di più. Si rimane attoniti nel percepire
Francesco Libetta al termine dell’acclamato concerto al Conservatorio di Milano.
l’immensità dell’oceano nel Finale. Landfall. We unfold , il quale contiene l’espressione di una natura dalla potenza insuperabile, ora amica ora nemica, travolgente sempre con la sua ineluttabilità. Libetta ne coglie la drammatica portata, olografa la figura di un uomo inerme che nulla può contro essa. Affiorano momenti di disarmato ripiegamento in cui la musica si fa rarefatta. Ma le ultime misure sono un’esplosione dove davvero il Fazioli diventa «luminoso, espressivo, ricco di colori e potente». La forza e la pressione sonora sono incontenibili e il nostro pianista dà fondo a tutte le sue forze, al suo inattaccabile carisma di artista. Non sono in grado di dire se questo brano sia più difficile che faticoso, non sono un addetto ai lavori, ma la fatica, quella sì, era chiaramente leggibile sul volto di Francesco di Libetta al termine dell’esecuzione. Concessi al pubblico due encore prima che lui abbandonasse il palcoscenico. Il libretto di sala chiede «Che suono ha la felicità?». Non so se la felicità esista realmente, su questo cruciale dilemma mi mantengo tra lo scettico e il pessimistico, ma una cosa è certa: la musica ascoltata ne ha regalato a tutti noi il sentore, la suggestione di aver conosciuto il migliore dei mondi impossibili.
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