Sul finale fa capolino Kin Folks , composizione che reca in calce la firma di Gigi Gryce, si sostanzia come un blues limaccioso, fluidificato dall’intervento di Golson sulla partitura, dove Chambers e Bryant trovano l’ humus giusto per innestare un fertile substrato ritmico-armonico, tale da consentire a tutti i solisti di portare a casa un frammento di gloria. Va da sé che la lunghezza rende il costrutto complessivo piuttosto dispersivo: dopo un superbo inizio, caratterizzato dai riff degli ottoni, a un certo punto
La cover dell’ultimo album di Lee Morgan preso in esame da Francesco Cataldo Verrina, The Procrastinator, uscito per la Blue Note nel 1967.
l’impianto melodico inizia a perdere le coordinate trascinandosi stancamente, specie verso la fine. Se solo fosse stato più compatto, Kin Folks sarebbe stato il climax di un album che in ogni momento certificava l’atteggiamento di Lee Morgan di essere (o voler essere) il genius loci, ma gli accordi erano questi. Nonostante l’eccellenza delle forze in campo, il protagonista avrebbe dovuto essere lui. Per intenderci, così fu scritto e così fu fatto. Al netto di ogni considerazione ex-post, calandosi nell’atmosfera di quello scorcio di fine anni Cinquanta, City Lights rappresenta, comunque, un lavoro degno di attenzione, se non altro per comprendere l’evoluzione dell’allora giovanissimo trombettista di Filadelfia. Lee Morgan - City Lights, 1957 Dal canto suo, Alfred Lion, patron della Blue Note, aveva continuato spasmodicamente a cercare il follow-up di The Sidewinder , mentre Morgan tentò subito con The Rumproller , ma senza successo. Contemporaneamente il trombettista iniziò a perdere anche il controllo sulla dipendenza dalle droghe, tanto che un breve ritorno nei Jazz Messengers di Blakey aggravò ulteriormente la sua già precaria condizione psichica. Tra notevoli difficoltà Morgan continuò a registrare in modo prolifico per la Blue Note, tra cui Search for the New Land del 1964, che raggiunse solo il ventesimo posto nella classifica R&B, che era una cosa ben diversa dalle charts dedicate ai dischi genericamente detti pop, ossia quelli che vendevano di più come era accaduto per The Sidewinder : ancora frustrazioni, dunque, e guadagni limitati. L’idea di innovazione rende Search for the New Land ancora più interessante, poiché in contrasto con un capolavoro commerciale come The Sidewinder , che costituisce l’emblema dell’ hard bop sbriciolato nel soul in tutto il suo splendore, ma sigillato in un involucro sonoro più conservativo. Per esempio, una qualsivoglia forma di
73 | GRooVEback002
Made with FlippingBook flipbook maker