festival musicali, facendola così uscire dal ristrettissimo numero di appassionati e di ammiratori che già conosceva l’ altro Morricone, ossia quello fondamentalmente vero e autentico e non relegato solo alle colonne sonore. Un altro caso, ma decisamente all’opposto, potrebbe essere quello rappresentato dal milanese Nino Rota, il cui nome, invariabilmente, fa venire in mente i capolavori cinematografici di Federico Fellini, del quale ha firmato i soundtracks di pellicole come Lo sceicco bianco , I vitelloni , La strada , Il bidone , Le notti di Cabiria , La dolce vita , 8½ , Giulietta degli spiriti , Satyricon , Roma , Amarcord , Casanova e Prova d’orchestra , insomma film che hanno fatto la storia del cinema. Ma anche Nino Rota, come Ennio Morricone, è stato un valentissimo compositore di musica colta, spaziando da quella cameristica a quella orchestrale, dall’opera lirica alla musica concertistica, ma con una peculiarità ben precisa, ossia che a differenza del collega romano, la sua produzione musicale extra cinematografica ha avuto una maggiore diffusione e una ricezione presso il pubblico degli appassionati. Il motivo di ciò è assai semplice: se le composizioni di Ennio Morricone, al di fuori dell’ambito cinematografico, sono per la maggior parte all’insegna della sperimentazione (non dimentichiamo che il musicista romano è stato tra gli artefici del gruppo di Nuova Consonanza , che ha rappresentato un punto fermo nella musica contemporanea italiana votata alle scelte più ardite e rivoluzionarie), il catalogo di Nino Rota che non contempla le colonne sonore, non è dissimile ad esse, proseguendo nel percorrere un sentiero compositivo votato al rigoroso linguaggio tonale, a melodie altamente espressive, caustiche, ironiche, quelle, quindi, che si possono proprio ritrovare nei suoi celeberrimi soundtracks . Insomma, il grande pubblico reagì in modo totalmente opposto quando ebbe modo di ascoltare le pagine di Morricone in versione “colta” e sperimentale (e di ciò l’artista romano ne soffrì per tutta la sua vita, amareggiato del fatto che venisse ricordato e apprezzato solo per le sue colonne sonore), mentre le composizioni di Rota, anche quelle che non avevano a che fare con il mondo della celluloide, furono ascoltate e accettate con piacere e interesse. Così, il Gold CD pubblicato dalla Velut Luna e che presenta quattro pagine cameristiche del musicista milanese, esattamente il Trio per clarinetto, violoncello e pianoforte (composto nel 1973), l’Allegro danzante per clarinetto e pianoforte (1977), la Sonata in re per clarinetto e pianoforte (1945) e Lo spiritismo nella vecchia casa per clarinetto solo (1950), interpretate da Luca Lucchetta al clarinetto, Francesco Martignon al violoncello e Gian Luca Sfriso al pianoforte, non fanno che riconfermare il tipico DNA compositivo di Nino Rota. Il Trio per clarinetto, violoncello e pianoforte rappresenta sicuramente una delle sue composizioni da camera più conosciute e riuscite, contrassegnata dalla consueta vivacità melodica e da un inconfondibile stile lirico e che riflette l’abilità di Rota nel combinare elementi della tradizione classica con una sensibilità squisitamente contemporanea. Il primo tempo, Allegro, si distingue per il carattere brillante, in cui il clarinetto e il violoncello, sostenuti dal pianoforte, danno vita a intriganti dialoghi melodici, e mostra un’interessante ricchezza di contrasti dinamici e di temi ottimamente
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