La rivoluzione verde dell’IoT
di Gaetano Marrocco*
L’Internet delle Cose (IoT) sta popolando il nostro ambiente di sensori invisibili: dispositivi integrati nei luoghi di lavoro, nelle abitazioni, nei campi agricoli, nei cibi e perfino nei dispositivi medici. Raccolgono dati su temperatura, umidità, posizione, qualità dell’aria, condizioni biologiche fornendo la materia prima all’Intelligenza Artificiale. Elaborando tali dati, l’AI potrà fornire strumenti di decisione su scala urbana, industriale e sanitaria, rendendo le nostre società più intelligenti e resilienti. Ma questa rivoluzione digitale porta con sé una sfida cruciale: come rendere sostenibile il tessuto fisico dell’intelligenza distribuita? Milioni di sensori, se realizzati con materiali tradizionali – metalli, silicio, plastiche – generano infatti un impatto ambientale significativo. Il loro smaltimento è complesso e, in ambiti medici o alimentari, richiede requisiti di biocompatibilità e non tossicità che i materiali convenzionali spesso non garantiscono. Le tecniche produttive oggi più diffuse – sia additive , come la deposizione di inchiostri conduttivi, sia sottrattive , come l’incisione meccanica o chimica – comportano un elevato consumo di risorse e di scarti. Il riciclo è altrettanto complesso: occorre separare la parte polimerica dai conduttori metallici, un processo spesso
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*Ordinario di Campi Elettromagnetici - gaetano.marrocco@uniroma2.it
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