Uninews TorVergata #metropoli

di Nicola Blefari Melazzi* In apertura

Le metropoli di oggi non sono solo luoghi fisici, ma nodi intelligenti di una rete globale in cui l’intelligenza artificiale sta assumendo un ruolo sempre più centrale. Il futuro della città dipenderà anche da come sapremo distribuire questa intelligenza: non più solo confinata nei grandi data center, ma diffusa ai bordi della rete, nei quartieri, negli edifici, nei dispositivi che usiamo ogni giorno. L’AI diventerà parte dell’infrastruttura urbana, un motore invisibile capace di rendere i servizi più fluidi, adattivi e personali. I nostri telefoni non saranno più raccolte di applicazioni, ma semplici interfacce verso sistemi intelligenti in grado di comprendere linguaggio, gesti e contesto. Basterà far capire o dire o scrivere ciò di cui si ha bisogno e l’intelligenza distribuita della città risponderà, restituendo il servizio richiesto. In questo scenario, la metropoli si trasforma in un grande organismo cognitivo, dove ogni dispositivo e ogni abitante diventano parte di una rete di pensiero condiviso. Le metropoli del nostro tempo assomigliano sempre più a organismi viventi. Respirano, si ammalano, comunicano, pensano. Nei loro polmoni scorre l’aria inquinata dei motori e dei riscaldamenti, nelle vene digitali circolano dati e informazioni, e nei loro spazi si intrecciano storie umane, culturali e tecnologiche. I contributi provenienti da Medicina, Economia, Giurisprudenza, Ingegneria, Lettere e

Filosofia e Scienze MM.FF.NN raccontano una stessa realtà da prospettive diverse: la città è diventata il laboratorio dove si sperimentano le forme del futuro. Il respiro delle città Il punto di partenza è il corpo. Le città si riflettono nei nostri polmoni, come un microcosmo biologico che risponde agli stimoli dell’ambiente. L’epitelio respiratorio, sottile barriera tra il dentro e il fuori, combatte ogni giorno contro le particelle sottili e i gas che fluttuano nell’aria urbana. È una frontiera fragile ma viva, capace di difenderci e al tempo stesso di infiammarsi. Quando l’aria è malata, anche la città lo è. Prendersi cura dell’ambiente urbano diventa così un atto di salute pubblica, un modo per proteggere i corpi individuali e quello collettivo.

*Delegato del Rettore all'Innovazione digitale - blefari@uniroma2.it

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