contemporanee sono l’emblema, l’«analisi figura-sfondo» è proposta come opzione metodologica per studiare i problemi in rapporto all’evoluzione dell’ambiente (urbano e mediale) in cui si situano. Considerando che ogni esperienza accade in un ambiente (sfondo) e non in isolamento da esso, lo sfondo o struttura sottostante all’esperienza fornisce le condizioni per cogliere coscientemente ogni elemento che si presenta come figura. Da questa prospettiva, l’educazione si configura come ricerca ed esplorazione della metropoli mediatizzata. Nello «spazio acustico» del «villaggio globale» e della «città magnetica», per riprendere il lessico macluhaniano, l’individuo è chiamato a partecipare attivamente, attraverso la totalità dei sensi, all’esplorazione dell’ambiente. Ne La città come aula , si invita ad esplorare l’ambiente circostante, attraverso una serie di domande ed esercitazioni di gruppo per comprendere proprietà ed effetti di diversi media sulla vita e sulle abitudini a casa, a scuola e nell’ambiente sociale dello studente esploratore. Si tratta di una strategia didattica in cui l’esplorazione attiva dell’ambiente si alterna ricorsivamente al dialogo tra esploratori. In continuità con la pedagogia attiva di Dewey, l’educatore non impone valori ma cerca di favorire la
ricerca e lo sviluppo delle capacità critiche. In tal senso, l’analisi dei media deve anche portare a chiedersi quali fenomeni sociali produce la presenza dei media, perché su base storica se ne sono sviluppati alcuni e non altri, che rapporto esiste tra questo sviluppo e le forze politiche, economiche e sociali presenti in un determinato contesto. Giulia Conti, nella nuova edizione italiana presenta una sperimentazione didattica del metodo mcluhaniano con studenti e studentesse universitari/e, agire efficacemente come leva concettuale e interpretativa per portare l’apprendimento su un livello inedito di complessità. Della sperimentazione si evidenzia in particolare come tale approccio abbia favorito l’ agency dei discenti nel processo di co-costruzione della comprensione critica dei media. In tal senso, come si affermava nel manuale del 1977, forse anche nelle metropoli-aule contemporanee «comprendere le strutture (dei media) ci mette tutti in grado di evitare la sensazione di impotenza e frustrazione che ci fa desiderare di gridare “Fermate il mondo! Voglio scendere!”».
Fonti
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