“CITTADINI ANALOGICI”? METROPOLI DIGITALI O
L’Agenda ONU per il 2030 e l’Accordo di Parigi del 2015 riconoscono il ruolo determinante rivestito dagli insediamenti umani e in particolare dai contesti urbani: oggi la metà della popolazione mondiale vive in metropoli che occupano complessivamente il 2% della superficie terrestre ed emettono l’80% dei gas serra. L’Obiettivo 11 dell’Agenda ONU esige di “rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili” e, tra i vari progetti che permettono di perseguirlo efficacemente, si annoverano quelli incentrati sulla realizzazione delle Smart Cities , che sono finalizzate allo sviluppo e al benessere dei cittadini attraverso soluzioni intelligenti, basate sull’utilizzo delle nuove tecnologie economicamente, ecologicamente e socialmente sostenibili. Si pensi ai progetti sullo smart mobility e traffic management , ai servizi pubblici digitalizzati, o anche alla gestione intelligente dello smaltimento dei rifiuti, della qualità dell’aria e della fornitura di acqua ed energia rinnovabile. È evidente che in questo contesto digitalizzato i dati dei cittadini sono il vero motore dello sviluppo delle Smart Cities e dei servizi pubblici e privati che potranno in futuro essere offerti. Pensiamo ad esempio alla domotica nell’arredo urbano delle Smart Cities , o all’ubiquità di sensori installati nei contesti più disparati: dagli impianti di raccolta dei rifiuti urbani ai sistemi di gestione del traffico, del parcheggio e dell’illuminazione, alla pubblicità digitale e poi alla geolocalizzazione energetica, al tracciamento telefonico, nonché alla sorveglianza con videocamere e al riconoscimento facciale. Tuttavia, la conseguenza di tutto questo è un’incessante raccolta e trattamento di dati personali di residenti o di transitanti per la
di Elisabetta Corapi*
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*Professoressa associata di Diritto Privato Comparato - corapi@juris.uniroma2.it
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