Dizionario Enciclopedico di Psicoanalisi dell'IPA

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psiche soggettiva ancora fragile. La vergogna del giudizio esterno e la minaccia del ritiro del legame d’amore potrebbe essere utilizzato per sollecitare una aderenza alle richieste del super- io di rinunciare ai bisogni individuali infantili. In queste negoziazioni conflittuali tra il super-io e l’es, la regressione potrebbe verificarsi nello stadio di sviluppo del riavvicinamento, dove il bambino cerca temporaneamente la rassicurazione del conforto simbiotico materno, prima di muoversi di nuovo verso il percorso individuale di separazione. Sia Akthar (2009) che Freeman (1998) hanno descritto l’aspetto di rifornimento affettivo proprio della funzione di amae ; infatti, l’osservazione di Freeman supporta l’ipotesi che amae sia un desiderio temporaneo, intermittente, e pone l’enfasi sul reciproco e mutuo beneficio dell’interazione di tipo amae . Se si estende questa considerazione sul carattere di reciprocità dell’interazione di tipo amae , si comprende anche che amae può essere attivato inizialmente dalla parte “dipendente” a beneficio dell’altra parte. Per esempio, chi risulta come colui che “riceve”nell’interazione amae potrebbe consciamente o inconsciamente percepire - in quel comportamento di cui è fatto oggetto - un ansioso bisogno materno di essere rassicurata dal bambino, in quanto il bisogno di separazione di quest’ultimo potrebbe essere sentito dalla madre come un rifiuto; amae, quindi , potrebbe soddisfare il bisogno di un capo insicuro di sentirsi potente su di un subordinato compiacente, o ancora il bisogno di un genitore anziano di avere conferma del proprio valore da parte di un figlio già cresciuto e autonomo. Per questa ragione, a volte il comportamento ‘amichevole’ di amae potrebbe mascherare una richiesta aggressiva, sfidante, formulata in una maniera appropriatamente dipendente, che potrebbe corrispondere a quello che Doi (1989) definisce come “ amae negativo/involuto”. Mentre l’originale definizione di Doi di amae (1971, 1973) come “impotente desiderio di essere amati” sottolinea l’aspetto della passività, questa stessa dimensione passiva sembra avere una sua propria complessità. Nello stesso modo di Doi (1971, 1973,1989), Balint (1935/1965; 1968) vede amae come un bisogno e desiderio d’amore a tutti i costi, primario, biologicamente determinato, mentre Bethelard e Young-Bruehl (1998) intendono il concetto di amae proposto da Doi come aspettativa di venir amati con indulgenza - essi usano il termine cherishment [benevolenza, carità] - e fondano questa aspettativa su una base istintuale presente già alla nascita. Questi autori, così come Doi prima di loro, in relazione al concetto di amae hanno proposto di riconsiderare l’ipotesi della pulsione di autoconservazione dell’io. In seguito a molti recenti studi dell’ infant research che indicano una maggiore capacità del neonato di essere attivamente ingaggiato nella relazione, lo spettro “passivo-attivo’, che attiene ad amae , necessiterebbe di maggiori approfondimenti. Nel contesto di amae, l’attività che si può osservare a livello di comportamento - come per esempio negli studi Bowlby sull’attaccamento (1971) - riflette una esperienza interna che con l’attaccamento ha la sua manifestazione comportamentale (Doi, 1989). Potremmo ipotizzare che psicoanaliticamente amae si presenta come un concetto stratificato, che rappresenta una spinta attiva di carattere istintuale-emotiva di ricevere amore passivamente, di essere coccolati. Un’alternativa alla definizione di amae come “desiderio - pulsione” formulata da Doi (1971) comporterebbe una riformulazione di amae come una specifica forma di difesa

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