Dizionario Enciclopedico di Psicoanalisi dell'IPA

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Quando l’analista percepisce l’enactment e attraverso la Nachtraeglichkeit lo risignifica, la rete simbolica si allarga ulteriormente. Questo ampliamento permette l’emergere di nuove associazioni, che sono correlate agli effetti del trauma, che sono ora in corso di elaborazione, stimolando quindi la produzione di costruzioni da parte dell’analista (Fase 2). Quando il paziente porta nel campo analitico soprattutto aspetti simbolici, attraverso le identificazioni proiettive comunicative, si crea istantaneamente una collusione duale tra paziente ed analista. Essa viene quindi risolta dall’analista attraverso le interpretazioni di transfert. Per analogia queste collusioni istantanee possono essere definite enactment normali. Cassorla (2008, 2013) discusse questi aspetti clinici utilizzando la teoria del pensiero di Bion e propose che gli enactment cronici rappresentano situazioni in cui entrambi i membri della coppia analitica non sono in grado di sognare le esperienze emotive che accadono nel campo analitico. Ha definito l’enactment cronico come un non-sogno-a due. D’altro canto gli enactment acuti, che risolvono gli enactment cronici, rappresentano una miscela di scariche e non-sogni che vengono sognati nel qui-ed-ora del campo analitico. La capacità di simbolizzazione è un prodotto della funzione-alfa implicita, che l’analista utilizza nel corso dell’enactment cronico. IV.B. Sviluppo e rilevanza clinica nell’America del Nord Proprio come gli autori latinoamericani sottolineano l’importanza del concetto per meglio comprendere la tecnica analitica con i bambini e gli adolescenti (Sanchez Grillo, 2004; Rocha, 2009; Borensztejn, 2009), anche in America del Nord gli analisti di bambini ed adolescenti utilizzano e sviluppano il concetto sia nel lavoro clinico che in quello teorico. Judith Chused, influenzata dal lavoro di Theodore Jacobs del 1986 con pazienti adulti sull’espansione del controtransfert fino ad includere in esso l’“enactment, lavorando con giovani pazienti descrisse un uso del sè da parte dell’analista efficace nel rilevare le proprie reazioni. Chused (1991, 1992) offrì esempi clinici dettagliati del suo lavoro con bambini nell’età della latenza, adolescenti e giovani adulti. Nel 2003 Chused formulò un ‘ampia definizione dell’‘enactment’: “Quando il comportamento di un paziente o le sue parole stimolano un conflitto inconscio nell’analista e ciò porta ad un’interazione che ha un significato inconscio per entrambi, questo è un enactment. In direzione opposta si realizza un enactment quando il comportamento di un analista o le sue parole stimolano un conflitto inconscio nel paziente, dando origine ad un’interazione con un significato inconscio per entrambi. Gli enactment avvengono continuamente in analisi e al di fuori dei nostri studi... Alcuni dei più significativi...avvengono...quando il comportamento di un analista si è allontanato dalle sue intenzioni coscienti a causa di motivazioni inconsce ed egli, quando si osserva più attentamente, non si sente a posto...’(Chused, 2003, p. 678 citazione tradotta per questa edizione N.d.T) Nel 1995 Judith Mitrani coniò il termine ‘esperienza non mentalizzata’, riferendosi a situazioni della prima infanzia che successivamente trovano espressione in analisi attraverso il

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