Dizionario Enciclopedico di Psicoanalisi dell'IPA

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passione, voracità e voglia. Sia il termine di Freud, Wunsch, che quello di Hegel, Begierde , sono connotati dal désir lacaniano ed entrambi possono essere rappresentati in inglese dalla parola desire, ma non altrettanto dalla parola inglese wish . Considerando i termini contrastanti wish e desire , riscontriamo differenze che riguardano la funzione della fantasia ( phantasy ) e in verità dell’inconscio stesso. L’idea di Brenner che i desideri originari sono essenzialmente realistici e diventano fantasie rimosse solo in quanto in conflitto con desideri più potenti, i.e. per evitare la disapprovazione, è completamente differente dall’idea di Lacan dell’origine del desiderio come fantasia inconscia, fantasia inconscia che può essere veicolata da vari desideri inespressi. Il soggetto diviso chiede aiuto all’analista per ridurre l’esperienza dolorosa o spiacevole. Tuttavia, l’obiettivo dell’analisi è individuare tutto ciò che queste richieste potrebbero significare. Fare diversamente, indirizzarsi immediatamente verso uno sforzo per ridurre la sofferenza, forclude la possibilità stessa dell’analisi. L’inevitabile conclusione è che c’è qualche altro desiderio (wish) in questa richiesta d’aiuto, e forse un desiderio che presuppone l’esistenza di un analista-supposto-sapere e dei doni che questo analista sapiente dispenserà (e.g. nel transfert) . Quest’ulteriore desiderio riflette la divisione tra la (request) richiesta (conscia) e il (desire)desiderio (inconscio). Tutto il lavoro clinico psicoanalitico si sviluppa lungo l’asse di questa divisione. In francese, una richiesta è une demande . Per cui, questa divisione nel soggetto tende ad essere intesa, nella traduzione in inglese del pensiero lacaniano, come qualcosa che si pone fra domanda e desiderio (demand and desire). La distinzione fra domanda e desiderio è simile alla nota distinzione fra contenuto manifesto e contenuto latente, ma non è esattamente la stessa cosa. Per Lacan, il contenuto manifesto della domanda è meno importante della sua logica. La domanda ha la logica di una immaginaria soluzione alla mancanza: “Se io potessi ottenere ciò che voglio, sarei completo”. Poiché il desiderio porta con sé l’implicazione di una completezza immaginata, esso si presenta in una forma narcisistica. Presuppone un’immaginaria riparazione ad un’immaginaria ferita. Questa è la ragione per cui esso rimane frustrato in un’analisi ben riuscita. Frustrando la domanda della soluzione fantasticata, l’analista dirige invece il trattamento verso l’espressione di nuove metafore per rappresentare la mancanza, nuove espressioni di desiderio. C’è una risonanza in questo punto di vista sia con il concetto di Hans Loewald (1960) di nuovo oggetto in analisi, sia forse con il noto concetto della Psicologia dell'Io sulla creazione di nuove formazioni di compromesso. Il punto di vista lacaniano su questa nuova possibilità si basa sulla differenza essenziale tra la struttura del desiderio come ininterrotta espressione simbolica di una ineludibile mancanza, e quella della domanda come credenza nella pienezza e integrazione, o nella guarigione come soluzione alla mancanza. Sebbene le due intenzioni siano differenti nella loro struttura e logica, è impossibile incontrare una pura espressione del desiderio a meno che non sia allo stesso tempo espresso e celato nella domanda. Il desiderio non appare mai in una pura forma dichiarativa. Una richiesta d’aiuto, di consiglio, di affetto, di sostegno, d’amore, nel registro del desiderio inconscio sarà necessariamente il mezzo per veicolare qualcosa aldilà della richiesta . E l’opportunità per quel desiderio si darà sempre nel qui e ora come espressione di una richiesta (domanda)

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