Dizionario Enciclopedico di Psicoanalisi dell'IPA

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dell’identificazione proiettiva (Klein, 1946), Bion sottolinea l’importanza dell’adattamento tra la madre /il suo seno con il bambino, nel momento in cui si debbano affrontare le ansie di disintegrazione e morte che appunto il neonato sperimenta. La presenza soddisfacente del seno che contiene è un aspetto fondamentale per il neonato, quando si tratta di affrontare le emozioni e modificarle, permettendo in questo modo un apprendimento emotivo. In tal modo le formulazioni di Bion sul concetto di identificazione proiettiva come difesa primitiva dell’Io evolvono verso la descrizione di un’identificazione proiettiva realistica, attinente allo sviluppo e di carattere regolatorio, concetto implicito nel modello Contenitore/Contenuto .

III . CONTENITORE-CONTENUTO (CONTENIMENTO). L’EVOLUZIONE DEL CONCETTO IN BION .

Nel suo lavoro del 1959 “Attacchi al legame” (Bion, 1970-2016 [1959]), Bion descrisse la sua esperienza con un paziente psicotico che contava sull’identificazione proiettiva per poter evacuare parti della sua personalità dentro l’analista; secondo il modo di sentire del paziente, se a queste parti fosse stata data la possibilità di restare all’interno dell’analista per un tempo sufficientemente adeguato, esse si sarebbero potute modificare grazie alla psiche dell’analista medesimo e quindi il paziente le avrebbe potute reintroiettare in tutta sicurezza. Bion descrive come, se il paziente veniva lasciato con la sensazione interiore che l’analista aveva evacuato lui stesso le proiezioni del paziente troppo velocemente, cioè che i sentimenti non erano stati modificati, allora il paziente rispondeva a sua volta cercando di (ri)proiettare tutti i suoi contenuti all’interno dell’analista, con un incremento di disperazione e di violenza. Bion collega questo processo clinico all’esperienza del paziente con la madre, che non aveva potuto tollerare le proiezioni del neonato, prendendole in sé, e non aveva nemmeno potuto contenere le paure proiettate del neonato stesso. Bion suggerisce che “Una madre comprensiva è capace di sperimentare il sentimento di terrore, con cui questo bambino tentava di fare i conti tramite l’identificazione proiettiva, e mantenere ugualmente una visione equilibrata” (Bion, 2016 [1959], 115). Nel 1972, nel suo libro “Apprendere dall’esperienza” e nel lavoro “Una teoria del pensiero”, Bion (2017 [1967]) sviluppa ulteriormente queste idee e descrive lo stato mentale recettivo della madre quando può assumere dentro se stessa e contenere in forma di reverie il terrore proiettato del neonato. Aggiungendo l’idea della reverie materna all’idea dell’identificazione proiettiva, Bion considera ulteriormente come l’ambiente, attraverso le relazioni primarie, influenzi lo sviluppo intrapsichico. La reverie è un concetto che si riferisce a uno stato mentale recettivo in cui la madre inconsciamente identifica ciò che è proiettato dal bambino e vi risponde. Attraverso la reverie la madre crea nuovi modi di comprendere ciò che il bambino cerca di comunicare. La madre trasforma ciò che Bion chiama gli elementi beta in elementi alfa, che successivamente possono essere comunicati al bambino. Tutto questo si costituisce come la prima definizione del modello Contenitore-Contenuto. Nello specifico, il processo riguarda i seguenti passi: primo,

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