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( semantic boundary ) intorno ad essa, mentre la situazione analitica stessa fornisce un mondo delimitato ( bounded world ) ed un luogo dove possa essere rinvenuto il significato. Questo Autore ha altresì approfondito la relazione reciprocamente distruttiva del Contenitore- Contenuto, cioè un “Contenimento maligno”, condizione in cui il soggetto, confrontato con l’introduzione di una nuova idea, possa immaginare soltanto due alternative (catastrofiche), la “prigionia” o la “frammentazione”. Betty Joseph ha invece sottolineato gli aspetti comunicativi dell’identificazione proiettiva al fine di conservare l’equilibrio, e ha messo in evidenza la possibilità, per questo processo, di portare a un cambiamento psichico qualora esso stesso riceva un adeguato contenimento (Joseph, 1991 [1989]). Alcuni analisti nord americani, come James Grotstein (1981,2005), Robert Caper (1999) e Thomas Ogden (2004) hanno fornito contributi essenziali nei riguardi di questo concetto. Grotstein ha specificato i processi di trasmissione all’interno della comunicazione Contenitore/Contenuto pre-lessicale, e ha sviluppato il suo concetto di “Transidentificazione proiettiva”: “In questo modo, quando l’analista si costituisce come contenitore per le esperienze dell’analizzando…quest’ultimo inconsciamente identifica in modo proiettivo il suo stato emotivo all’interno della sua immagine dell’analista, con la speranza di liberarsi di un dolore, e di produrre questo stato all’interno dell’analista, usando l’immagine che ha di quest’ultimo….L’analista, che desidera essere di aiuto e di partecipare a questa collaborazione comune, diventa recettivo ed aperto…Questo esita nel fatto che a sua volta l’analista crea la propria immagine personale dell’analizzando attraverso le di lui proiezioni …” (Grotstein, 2015, 1064; citazione tradotta per la presente edizione (N.d.T.). Caper ha sottolineato come un elemento chiave del contenimento riguardi la capacità dell’oggetto che riceve la proiezione di mantenere un atteggiamento realistico verso ciò che viene proiettato, in modo tale da avere la possibilità di pensare su tutto questo e poterlo così restituire in una forma resa più gestibile. Questo Autore intende tutto ciò come qualcosa che va oltre il mero “holding”, concetto che si indirizza principalmente a sostenere il narcisismo del paziente. Il lavoro di Thomas Ogden si è invece focalizzato principalmente sulle interazioni dei soggetti coinvolti nell’identificazione proiettiva. Il modello Contenitore-Contenuto è ormai accettato largamente non soltanto all’interno ma anche al di fuori del gruppo kleiniano. Tra gli altri, Arnold Modell (1989) ha sottolineato la funzione contenitiva del setting psicoanalitico inteso nella sua totalità, e Judith Mitrani (1999, 2001) ha teorizzato che, in relazione a varie condizioni dello sviluppo e psicosomatiche, la funzione contenitiva dell’analista debba essere considerata all’interno del paradigma transfert/controtransfert. L’attuale modello franco-canadese di Louis Brunet (2010) rappresenta un esempio di sintesi fra il pensiero dell’ “Ultimo Bion” (Grotstein, 2005) e il pensiero francese (De M’Uzan, 1994) riguardo al tema del soggetto, e offre una specifica elaborazione clinica di questo concetto. Il “Contenere” racchiude qui aspetti sia “fantasmatici” che “reali”, che devono essere compresi congiuntamente. Ci sono aspetti intrapsichici e “fantasmatici” nella mente sia del paziente che dell’analista e c’è una risposta “reale” da parte dell’analista o dell’oggetto. Qui di
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