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II. STORIA ED EVOLUZIONE DEI CONCETTI E DELLE TEORIE DEL CAMPO NEL MONDO
II. A. RADICI INTERDISCIPLINARI: FILOSOFIA E TEORIA SOCIALE A partire dalla metà del XIX secolo, nella filosofia e nelle scienze fisiche e sociali è variamente rintracciabile una tradizione di pensiero piuttosto critica verso l’idea che i progressi nella conoscenza si basassero o sulla classificazione o sulla riduzione ad elementi base, collegati poi tra loro attraverso dei ‘ mezzi fisici’ (‘medium’). Nel 1873, Michael Faraday introdusse il termine “campo magnetico”, e il suo concetto di “linee di forza” fu ampliato da James Clerk Maxwell nella teoria del campo elettromagnetico. Per esempio, a differenza del precedente concetto di etere - che sosteneva che dovesse esserci un ‘mezzo fisico’ (‘medium’) tra i diversi oggetti che fosse responsabile dell'"azione a distanza" - le proprietà del campo descrivono invece la relazione intrinseca tra le parti che costituiscono il tutto senza l’intervento di un mezzo magico. È dunque la stessa rete intrecciata di relazioni nel campo a costituire un sistema. E’ stato l'eminente fisico e filosofo Ernst Mach a notare che questa descrizione del campo era applicabile ai fenomeni percettivi. Mach (1896) notò che le percezioni si organizzavano in forme, in schemi temporali e spaziali che erano indipendenti dalle percezioni stesse. Una melodia, ad esempio, è riconoscibile in una tonalità o in un’altra anche se le note della melodia suonata con tonalità diverse non sono le stesse. È la relazione tra le note , più che le note stesse, a costituire l'essenza della melodia. Allo stesso modo, la qualità formale degli oggetti persiste anche quando cambia la percezione degli stessi. Una moneta continuerà ad apparire circolare se vista da una prospettiva diversa, e manterrà le stesse caratteristiche se vista sotto luci di diverse intensità, e così via. Mach sosteneva che la complessità della percezione non potesse essere ridotta ai suoi soli elementi. Le percezioni da sole non possono mai avere significato; la percezione non è semplicemente costituta da elementi grezzi, ma anche da relazioni. Mach vedeva la consapevolezza umana e anche tutti gli altri fenomeni naturali in termini di processi dinamici piuttosto che esclusivamente in termini di catene causali. Arrivò a queste idee attraverso le sue ricerche in ambito della fisica e della fisiologia (Mach & McCormack, 1906), dove divenne noto per una vasta gamma di studi sulla dinamica. Il campo di Mach, ad esempio, postula che la dinamica inerziale di un dato corpo sia determinata dalla sua relazione con tutti gli altri corpi del sistema. Nello stesso periodo, Franz Brentano (1874/1973), che annoverava Freud tra i suoi studenti, influenzò una generazione di studiosi con la sua Psicologia dell’Atto (Act Psychology), che affrontava l'attività della coscienza piuttosto che i contenuti verso i quali la coscienza era rivolta. Dal suo punto di vista va fatta distinzione, per esempio, tra l'attività psicologica del sentire un suono e il contenuto non psicologico del suono udito, concentrandosi sull'intenzionalità o sulla direzionalità della coscienza. Gli studenti di Brentano, in particolare Christian von Ehrenfels, Carl Stumpf e Edmund Husserl , integrarono la Psicologia dell’Atto con il lavoro di Mach sulla dinamica. Von Ehrenfels elaborò in particolare il concetto di Mach sulla qualità della forma (gestaltqualitäten), che approfondisce i modi in cui nella percezione la forma viene attribuita automaticamente piuttosto che essere un risultato causale di combinazioni sensoriali (=associazionismo) (B. Smith, 1995). Stumpf e Husserl elaborarono ciascuno una “fenomenologia” concentrandosi sull’esperienza dell'intenzionalità in prima persona. Husserl in particolare avviò una sfida radicale al pensiero dualistico che influenzò gran parte della successiva filosofia continentale. La distinzione tra intenzionalità e altre spiegazioni scientifiche affonda le sue radici nella differenziazione tra spiegazione causale e spiegazione teleologica, come fonte di dibattito già nell'antica filosofia greca. La riflessione fu ripresa dagli studiosi del XIX e XX
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