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• Ad esempio la concezione di Steiner (2006a) dell’“enactment interpretativo” riguarda la comunicazione verbale dell’analista e consiste nell’idea che, sebbene sia presentato come un’interpretazione, ciò che viene detto esprima in realtà i sentimenti e gli atteggiamenti controtransferali dell’analista.
La visione prevalente degli enactment in relazione all’ interpretazione psicoanalitica, all’interno di tutte e tre le culture psicoanalitiche continentali considerate, è che qualsiasi sia la formulazione dei processi e dei contenuti sottostanti , gli enactment , in quanto sono in stretta relazione con la situazione analitica, sono considerati significativi sia dal punto di vista evolutivo che dinamico ed è pertanto necessario che siano compresi e infine interpretati , pur con tutta la gradualità e la personalizzazione che tale interpretazione richiede.( Papiasvili, 2016).
II. ANTECEDENTI IN FREUD
Tutte le concezioni attuali dell’enactment hanno le loro radici nei concetti formulati da Freud. Dai tempi del trattamento di Anna O. da parte di Breuer (Breuer, 1893) - il primo caso di collusione descritto nella letteratura psicoanalitica - Freud (1895) iniziò ad interrogarsi sulle azioni che avevano luogo quando, nel corso dell’analisi, il paziente rivelava i suoi problemi all’analista. Il transfert (1905) è stata la prima di queste scoperte (il caso di Dora), allorchè la struttura fantasmatica del paziente viene proiettata sull’analista. Sebbene l’avesse già descritto nella propria autoanalisi nel 1899 ( L’interpretazione dei sogni), nel 1910 Freud assegnò al complesso edipico una posizione ancora più rilevante, mostrando come i bambini mettessero in relazione la sessualità con i propri genitori secondo modalità che poi tendevano a ripetere nella vita adulta e successivamente anche con l’analista, in quanto sostituto delle figure genitoriali. Un’ulteriore scoperta fu il Controtransfert (1910), che “insorge nel medico per l’influsso del paziente sui suoi sentimenti inconsci” (p. 200) . Quella successiva fu l’Acting out (1914), sebbene Freud ne avesse parlato già precedentemente, quando aveva interpretato l’interruzione prematura dell’analisi da parte di Dora come una vendetta su sè stesso, considerato un oggetto sostitutivo dei desideri di punizione che ella provava nei confronti del Signor K. Un ulteriore sostegno all’uso attuale del termine enactment giunse dal riconoscimento da parte di Freud dell’importanza della coazione a ripetere (1914). Questo concetto descriveva come i traumi venissero inconsciamente riprodotti nel corso del trattamento e della vita quotidiana.
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