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Lo studio della sequenza: enactment cronico (non percepito) > enactment acuto (percepito) > identificazione dell’enactment cronico che si era verificato, fornisce una descrizione del tipo di sviluppo naturale del processo analitico quando si lavora in aree in cui il processo di simbolizzazione è deteriorato. I fatti clinici rivelano la presenza di organizzazioni difensive la cui funzione è quella di evitare la percezione della realtà triangolare, sperimentata come traumatica. L’esperienza clinica mostra questa sequenza: Fase 1. L’analista sa di stare trattando un paziente con cui è difficile entrare in contatto e che attacca il processo analitico e tende a sovvertirlo. Tuttavia è certo che, con pazienza e perseveranza, le difficoltà potranno essere risolte. Momento M: Ad un certo punto l’analista resta lui stesso sorpreso nel fare un intervento o compiendo un’azione, solitamente impulsiva, che lo mette in imbarazzo, facendolo sentire in colpa e dandogli l’impressione di aver perduto la sua capacità analitica. Teme di aver causato un danno al proprio paziente ed immagina complicazioni imminenti. Fase 2 . L’analista tollera i propri sentimenti negativi ed osserva le conseguenze del suo comportamento. Con sua sorpresa il processo analitico diviene più produttivo e la rete del pensiero simbolico si allarga. La comprensione del Momento M rafforza il legame analitico ed il paziente l’associa a precedenti situazioni traumatiche, che sono ora in via di elaborazione. Una successiva riflessione sui fatti descritti porta l’analista a rendersi conto che, nella Fase 1, egli era stato coinvolto in una collusione prolungata con il paziente ( enactment cronico) in certe aree di funzionamento della coppia analitica, senza averne la percezione. Le collusioni, ora identificate, oscillano tra scenari sadomasochistici e scenari di idealizzazione reciproca. L’analista ed il paziente si controllano reciprocamente e divengono l’uno il prolungamento dell’altro. Riflettendo sul Momento M, l’analista si rende conto che in realtà egli non aveva perso allora la sua capacità analitica, bensì prima, durante la Fase 1. Il Momento M segnalava, in verità, che egli stava recuperando la sua capacità. Ad esempio, la presunta aggressione dell’analista ha sciolto una collusione masochistica o una relazione fondata sulla idealizzazione reciproca, che stava bloccando il processo analitico (Fase 1). Nel Momento M è stato messo in scena un enactment acuto , che ha risolto il precedente enactment cronico nel momento stesso in cui l’ha reso percepibile. Pertanto l’enactment acuto ha reso manifesto il trauma dell’essere entrato in contatto con la realtà triangolare. Talvolta, prima che si realizzi una chiara percezione dell’enactment acuto, taluni momentanei contatti con la realtà triangolare possono essere segnalati da quasi impercettibili ‘micro-enactment’dopo di che l’organizzazione difensiva torna immediatamente sui suoi passi agli enactment cronici (Cassorla, 2008). Durante il periodo di enactment cronici, che non vengono percepiti, l’analista continua a lavorare in maniera persistente, nonostante egli possa sentire di non essere abbastanza produttivo. Anche così, procedendo in aree parallele, il suo lavoro continua in forma implicita a dare significato alle lacune traumatiche della rete simbolica. Gradualmente l’organizzazione difensiva viene sciolta, anche se ciò può non rendersi evidente nel campo analitico. L’enactment acuto, e cioè la percezione improvvisa della realtà triangolare, emerge quando vi è stata una sufficiente
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