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In “La rimozione” (Freud, 1915 b), Freud distinge tra la rimozione originaria , “cioè di una prima fase della rimozione che consiste nel fatto che alla ‘rappresentanza’ psichica (ideativa) di una pulsione viene interdetto l’accesso alla coscienza” (Freud, 1915b, p. 38) e ‘ la rimozione propriamente detta’ , la post-rimozione . In “L’Inconscio” (1915 c) la teoria topografica raggiunge il suo culmine. Freud inizia a rivedere il concetto di inconscio dinamico , quello che esercita una forza contraria all’azione della rimozione . Va avanti con il dimostrare l’esistenza dell’inconscio attraverso i suoi derivati: paraprassie, sintomi e sogni, e dimostra che sentimenti, pensieri, ricordi e azioni subiscono ampiamente e ugualmente l’influenza dei derivati inconsci. Freud stabilisce la distinzione fra gli atti latenti -che sono temporaneamente e solo descrittivamente inconsci ma che possono diventare coscienti grazie alla connessione con una parola- e i processi e contenuti rimossi, che sono permanentemente inconsci e dinamicamente tenuti lontani dalla coscienza (corrispondono all’inconscio dinamico). Non c’è ‘o-o’ nell’inconscio; il processo primario e le sue caratteristiche - deformazione, spostamento e condensazione - si applicano all’inconscio allo stesso modo di come quindici anni prima erano state riferite ‘al processo del sogno’. Freud postula la presenza di due censure: la prima, operante tra il sistema Inc e Prec in alcune circostanze può essere elusa; la seconda, operante tra il sistema Prec e C. Emozioni, sentimenti e affetti sono esclusi dall’Inc. Un affetto può essere detto ‘inconscio’ solo dopo che la connessione fra l’idea rimossa e l’emozione è stata ristabilita. Dopo aver indicato le differenti modalità di funzionamento dei sistemi conscio ed inconscio, Freud procede nell’argomentare i processi del divenire conscio e quelli del divenire inconscio . Offre due ipotesi alternative: 1) la tesi di una iscrizione in due regioni dell’apparato psichico, e 2) la tesi di un vero cambiamento di stato funzionale. Se un atto psichico viene trasposto dal sistema inconscio al sistema conscio, si domanda Freud se “dobbiamo supporre che questa trasposizione comporta una nuova fissazione, per così dire una seconda trascrizione della rappresentazione in causa, che può dunque essere contenuta anche in una nuova località psichica, e accanto alla quale continua a sussistere la trascrizione inconscia originaria? Dobbiamo invece ritenere che la trasposizione consista in un cambiamento di stato, che ha luogo nello stesso materiale e nella stessa località?” (Freud, 1915 c, p. 57). La prima ipotesi è quella topografica, ed è quindi connessa alla divisione topografica del sistema conscio ed inconscio. Suggerisce che un’idea può esistere simultaneamente in due regioni dell’apparato psichico e, salvo che non venga bloccata dalla censura, può muoversi da un sistema all’altro. L’ipotesi si basa sulla congettura che l’interpretazione creerà una connessione tra due trascrizioni, localizzate rispettivamente nel sistema inconscio e preconscio. L’esperienza mostra, tuttavia, che non sempre questo si verifica. La natura dell’inconscio è piuttosto diversa da ciò che si può comunicare a parole o, come Freud ha scritto, le informazioni date al paziente riguardo alle sue memorie rimosse non necessariamente lo mettono in contatto con le tracce mnestiche inconsce: “L’avere udito e l’aver vissuto sono due cose completamente diverse per natura psicologica, anche se hanno lo stesso contenuto” (ibid., p. 59). Un più attento esame del meccanismo della rimozione, inteso come ritiro dell’investimento, va a favore della seconda ipotesi proposta prima. Freud, quindi, si domanda in quale sistema il ritiro avviene e a quale sistema l’energia ritirata appartenga. Procedendo dalla sua esperienza che un’idea rimossa
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