Dizionario Enciclopedico di Psicoanalisi dell'IPA

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distinguerle dalle formazioni di questo sistema.” (p. 74 “L’inconscio”). Qui, anche prima della Teoria Strutturale del 1922, Freud presentava un pensiero che si formava nell’inconscio, e possedeva le qualità del processo secondario. Però, la sistematica elaborazione di queste osservazioni delle varie componenti dell’Io doveva aspettare “L’Io e l’Es” (1922), il testo che avrebbe inaugurato la Teoria Strutturale/la Seconda Topica. “L’Io e l’Es” (1922) viene spesso considerato come l’ultimo grande lavoro teorico di Freud. Qui postula due tipi di inconscio: l’inconscio latente e quello dinamico. L’inconscio latente è capace di diventare conscio, attraverso i legami con le parole, e dovrebbe essere considerato rigorosamente come un termine descrittivo. L’inconscio dinamico è quella parte dell’inconscio che, a causa della rimozione primaria, non è in grado di diventare cosciente. Freud aggiunge che il termine inconscio dovrebbe essere mantenuto per l’inconscio dinamico , anche se, a suo dire, sarebbe impossibile evitare: l’ambiguità tra l’inconscio descrittivo e quello dinamico ). L’Io, il cui contenuto è soprattutto preconscio, presenta due superfici, una interna ed una esterna. In contrasto con la sua originaria associazione dell’Io con la coscienza, nel Modello Strutturale solo la superficie percettiva esterna, chiamata anche “ l’io coerente ” è cosciente. Contemporaneamente la superficie interna, la superficie che si confronta con il Preconscio, è dinamicamente inconscia. Qui Freud arriva alla questione delle resistenze inconsce che diventerà uno dei principali motivi che lo spinsero verso il Modello Strutturale, e sarà centrale nel rilevare la difficoltà di ridurre il processo primario all’inconscio rimosso . Scrive: “Dato però che questa resistenza proviene certamente dal suo io e ad esso pertiene, ci troviamo di fronte a una situazione che non avevamo previsto. Abbiamo trovato nell’Io stesso qualche cosa che è pure inconscio, che si comporta precisamente alla maniera del rimosso , e cioè qualche cosa che esercita potenti effetti senza divenire in quanto tale cosciente , e che necessita, per essere reso cosciente, di un particolare lavoro. (p. 480 “L’Io e l’Es”). Freud concettualizzò quindi che “In base all’esame dei rapporti strutturali esistenti nella vita psichica, dobbiamo, in luogo di tale contrapposizione, porne una diversa: quella fra l’Io coerente e il rimosso che se ne è distaccato.” (p.480) e constatò che ciò che era Inc. non coincideva più con ciò che era rimosso; tutto quello che è rimosso è inconscio, ma non tutto quello che è inconscio deriva dalla rimozione. In aggiunta come proiezione mentale della superficie del corpo, “L’io è prima di ogni altra cosa un Io-corpo” (p. 490) “Mentre l’Io è essenzialmente il rappresentante del mondo esterno, della realtà, il Super Io gli si erge contro come avvocato del mondo interiore, dell’Es” (p. 498). Il Super Io è un livello speciale dell’Io che rappresenta proibizioni morali interiorizzate e ideali della società, ed è erede del Complesso Edipico. Il modo nel quale i due tipi di pulsioni del 1920, Eros e Thanatos, “si associano, si impastano e si legano, (p. 503) fa sì che esse si collochino nell’Es. Freud scrive: “Le minacciose pulsioni di morte subiscono nell’individuo svariate elaborazioni. In parte sono rese inoffensive mediante un impasto con componenti erotiche, in parte vengono dirottate verso l’esterno sotto forma di aggressività, ma in buona misura naturalmente procedono, senza venire ostacolate, nel loro lavoro interno.” (p. 515) E aggiunge “E’ rimarchevole il fatto che l’uomo, quanto più limita la sua aggressività verso l’esterno, tanto più diventa rigoroso, ossia aggressivo, nel proprio Ideale dell’Io.” (p. 516) L’Io è una organizzazione che combatte per una sintesi, è un “elemento di confine”, un “mediatore” che cerca di mitigare le tendenze conflittuali tra Es e Super Io, e un ambasciatore

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