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che lotta per trovare dei compromessi tra le tre istanze psichiche, l’Io l’Es e il Super Io, e il mondo esterno. Un’esposizione completa sia del conflitto inconscio intersistemico tra le tre strutture della mente- Io Es e Super Io- sia della seconda teoria dell’angoscia seguirà tre anni più tardi, con “Inibizione, Sintomo e Angoscia” (Freud, 1925). Qui la sede dell’angoscia è situata all’interno dell’Io. L’ angoscia viene ora pensata come ragione per le difese , non come il suo risultato. L’angoscia segnale è un’angoscia traumatica arcaica rudimentale, trasformata, che segnala pericoli connessi alla perdita dell’oggetto, alla perdita dell’amore dell’oggetto, alla castrazione, e alla perdita dell’accettazione interna/ovvero amore da parte del Super Io. L’angoscia attiva le difese, che adesso vengono con fermezza collocate all’interno dell’Io inconscio. Il numero delle difese continuò ad espandersi. Ne “Il Feticismo”, (1927) Freud descrive il “ diniego” ovvero quella modalità di difesa che consiste in un rifiuto da parte del soggetto di riconoscere la realtà di una percezione traumatizzante,) ovvero la credenza inconscia di sapere e non sapere contemporaneamente. “L’atteggiamento consono al desiderio e quello consono alla realtà coesistevano uno accanto all’altro” (p. 495). In “La scissione dell’Io nel processo di difesa” (1938) Freud precisa e sviluppa il meccanismo del diniego, discutendo la nozione di “Scissione dell’Io” come meccanismo inconscio che si sviluppa a spese della sua funzione (dell’Io) di sintesi tra le varie istanze del profondo. La costante rivisitazione da parte di Freud delle sue idee originarie continuò nel nuovo contesto: In una straordinaria dimostrazione di continuità tra i primi e gli ultimi stadi della sua costruzione teorica, in “Costruzioni nell’analisi” (1937) Freud ritornò all’investimento oggettuale nell’inconscio, ipotesi già suggerita nel 1894. Negli “Studi sull’Isteria” aveva già suggerito che i pazienti isterici soffrivano di reminiscenze, intese anche come “ corpi estranei . Nel 1937 questa tesi viene riconsiderata con l’osservazione che quando in analisi proponeva una costruzione psicoanalitica il paziente reagiva con ricordi “ più che mai vividi ” una Sachbesetzung der Objekte Freud teorizzò che: “questi ricordi si sarebbero potuti chiamare allucinazioni, se alla loro vividezza si fosse aggiunto il convincimento di una presenza reale”. Essi ripetevano esperienze psichiche della prima infanzia di tempi remoti che erano state in seguito dimenticate ma che ritornavano come ricordi “ più che mai vividi ”, e la loro nitidezza rivelava l’erompere dell’inconscio come “presenza” priva di mediazioni/immediata, un ritorno percettivo-sensoriale di un rudimentale pensiero-fantasia, rimosso e non-verbalizzato e tradivano il fatto che ritornava in mente “qualcosa che era stato vissuto in tempi remoti e poi dimenticato, qualcosa che il bambino ha visto o udito in un’epoca in cui quasi non sapeva ancora parlare e che ora si impone alla coscienza, probabilmente deformato e spostato in virtù di quelle forze che si oppongono a questo ritorno.” (p. 550). Un altro esempio di rivisitazione di idee precedenti in un nuovo contesto è “L’uomo Mosè e la religione monoteista” (Freud, 1934-38). Qui Freud rappresenta il destino dell’inconscio, memoria e rimozione, da un punto di vista storico- sociologico, dichiarando: “Quando Mosè portò al popolo l’idea del Dio unico, non recava nulla di nuovo, ma richiamava in vita un’esperienza primordiale della famiglia umana, che era svanita da molto tempo dalla memoria
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