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dell’Io erano emigrati durante gli anni ‘30. Per molti di questi analisti nord americani che scrivevano durante gli anni ’40 e ’50, l’inconscio emergeva attraverso una matrice indifferenziata che offriva il potenziale per futuri sviluppi e funzioni dell’Io. Alcune di queste funzioni erano libere dagli effetti del conflitto, quelle che Hartmann (Hartmann, 1939, Hartmann Kris e Loewenstein, 1946) chiamava funzioni primarie autonome, mentre altre diventavano autonome solo secondariamente, dopo la risoluzione dei conflitti. (N.d.T: automatizzazione degli apparati di autonomia secondaria ). In questo processo, tutti gli aspetti sono mediati da relazioni dal momento che l’identificazione diventa la principale funzione dell’Io per facilitare questa “neutralizzazione” di energia. La Teoria Strutturale Post- Freudiana aggiunse gradualmente considerazioni genetiche, evolutive, e adattative (Rapaport e Gill, 1959, Freud, A. 1965), agli aspetti dinamici, strutturali e economici già presenti nella teoria metapsicologica freudiana. Qui emerge un tema importante: il crescente significato attribuito alle esperienze con le persone nell’ambiente infantile. All’interno di questo sviluppo viene attribuita sempre più importanza all’individuazione di nuovi elementi inconsci in grado di contribuire al fenomeno del transfert. Tenendo conto della crescente influenza degli analisti di Budapest e di Berlino, e più avanti dalla Scuola degli Indipendenti Britannici, il cosiddetto “gruppo di mezzo”, e dai primi kleiniani, i contemporanei di Hartmann continuarono le discussioni sulle relazioni d’oggetto, dando maggiore spazio agli aspetti consci e inconsci delle prime fasi dello sviluppo. Edith Jacobson (1964) studiò le relazioni oggettuali e la rappresentazione del sé e Margareth Mahler (1963, Mahler et altri, 1975) elaborò il famoso schema del processo di separazione- individuazione, in seguito ripreso da Stern (1985). L’attenzione era diretta verso l’impatto che il periodo pre-edipico infantile aveva sugli stadi successivi dello sviluppo, come pure verso le modalità con le quali i controlli esterni, derivanti in parte dalle interazioni del bambino con i genitori, venivano interiorizzati. Qui l’enfasi era posta su come le varie battaglie inconsce (impegnate, filtrate, gratificate o negate all’interno di un tessuto di psicologia dell’Io /di relazioni d’oggetto) si modellavano sul concetto centrale di Freud (1925) di pericolosità per il bambino della perdita dell’oggetto, della perdita dell’oggetto d’amore, e dell’angoscia di castrazione Jacobson (1964) portò un contributo particolare all’inconscio. Postulò che l’energia pulsionale indifferenziata si sviluppi in pulsioni libidiche ed aggressive, “sotto l’influenza di stimoli esterni” (1964, p.13). La frustrazione e la gratificazione, espresse come tracce mnestiche di conflitti infantili, organizzano queste esperienze affettive all’interno dello spettro piacere/dispiacere di ogni individuo, spettro personale e tagliato su misura, con limiti personali superiori e inferiori. Questo nuovo modello di Psicologia dell’Io permise una rappresentazione più chiara dell’evoluzione delle rappresentazioni oggettuali e del Sé ritenute presenti in tutte e tre le istanze psichiche (Io, Es e Super Io). La Psicologia dell’Io si modificò quando i teorici insistettero sul materiale clinico per trovare sostegno agli assunti metapsicologici. Qui l’evoluzione include alcuni membri del gruppo originario (per esempio Mahler, Jacobson) nonché nuove generazioni di studiosi, (per esempio Beres, 1962, Arlow e Brenner, 1964, Kanzer, 1971, Rangell, 1952, Wangh, 1959).
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