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sequenziamento intrapsichico (Rangell, 1969), la funzione decisionale inconscia (Unconscious decision - making)( Rangell), e una visione più ampia della formazione di compromesso , (Brenner, 1976, 1982, 2006). Intrecciati in questi sviluppi teorici si vedono le trasformazioni cui va incontro la concettualizzazione dell’inconscio: una rappresentazione statica dell’inconscio, focalizzata soprattutto sul suo contenuto, lascia posto a una rappresentazione che contiene dimensioni sia strutturali che fluide . L’idea che l’inconscio funzioni attraverso l’organizzazione della fantasia, di livelli multipli dell’io, e di identificazioni (cioè attività di transfert, dissociazioni, modalità relazionali narcisistiche, varie relazioni con oggetti interni), ma anche che si adatti fluidamente come un processo attivo e flessibile per la maturazione, l’insight e l’integrazione, comincia a diffondersi nel pensiero psicoanalitico riguardo al funzionamento dell’inconscio. Il concetto di inconscio comincia a venire considerato come qualcosa che possiede sia una dimensione strutturale che una processuale. Auchincloss, Auchincloss, (1969) e Beres (1962), separatamente ed insieme, (Beres & Arlow (1974) mostrarono come la fantasia inconscia non fosse solo una dimensione tematica organizzata dall’inconscio, ma anche una dimensione che – come espressione di desideri arcaici più primitivi - maturasse con lo sviluppo . Questo coincide con i lavori dei Sandler (1984, 1987, 1994) e di Rosenblatt (1962) sull’inconscio passato e presente e sulle rappresentazioni inconsce. Prefigura anche successive formulazioni del transfert in relazione a funzionamenti adattativi e arcaici dell’inconscio. (Beres, D. (1962 e Adler, 1997). Il libro di Arlow e Brenner: ''Concetti psicoanalitici e teoria strutturale'' (1964) rivela una radicale rivisitazione del concetto di inconscio. Al centro di questa rivisitazione c’è la relazione tra angoscia e conflitto. L’angoscia per Arlow e Brenner diventa il fattore cruciale nello sviluppo del conflitto tra l’io e l’es, e nella capacità dell’io di contrapporsi alle pulsioni istintuali. Troppo dispiacere porta ad angosce che sono collegate con i pericoli infantili Queste angosce agiscono come un crogiuolo di paure che organizzano l’inconscio e continuano a pesare sulla persona. (il termine persona viene utilizzato negli ultimi anni da Brenner che propose di abbandonare i termini Es, Io e Super‐Io in favore di termini quali “individuo”, “persona” o “psiche della persona”, dato che, in sintesi, ogni comportamento è una soluzione di compromesso, per cui non è possibile distinguere le strutture coinvolte. N.d.T.) (Richard e Lynch, 2010) Loewald fu un altro teorico che contribuì significativamente agli ulteriori sviluppi del concetto. È stato paragonato a Sullivan, Klein, Rado, Kohut, (Cooper, 1988) e a Winnicott (Chodorow, 2009), a Fairbarn e a Guntrip. Loewald però si considerava appartemente alla scuola della Psicologia dell’Io. Nel suo lavoro, Loewald sottolineò il ruolo essenziale delle relazioni d’oggetto sia all’origine della psiche, che nelle sue trasformazioni, portate avanti attraverso l’analisi. La sua enfasi sulle interazioni nelle relazioni d’oggetto ha riportato in vita il luogo originario della fusione pulsionale, cioè l’Io, e il concetto di “neutralizzazione”, (N.d.T.: energia pulsionale ed energia neutralizzata) di neutralità analitica e di intervento terapeutico. Per esempio ha
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