Dizionario Enciclopedico di Psicoanalisi dell'IPA

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delle fantasie inconsce resistono, mentre le loro manifestazioni vanno incontro a “edizioni” differenti, che corrispondono a differenti stadi di sviluppo. Le fantasie inconsce strutturano la formazione del nostro carattere, determinano il nostro comportamento, i nostri atteggiamenti, producono i nostri sintomi e sono al cuore dei nostri interessi professionali e delle relazioni amorose. Nella situazione analitica, le fantasie inconsce sono alla radice di tutte le attività e gli atteggiamenti transferali. Nonostante queste fantasie inconsce siano modificabili e continuino a maturare mentre la persona inconsciamente ricerca nuove e più efficaci soluzioni, le loro origini rimangono arcaiche come pure la fissazione; in quanto tali, continuano ad esercitare un ruolo dinamico sull’esperienza. Così, l’attività inconscia transferale può essere vista come un’attività che contiene sia aspetti strutturali che processuali. Arlow e Richards ritengono che i desideri inaccettabili dell’infanzia “assumono la forma di persistenti fantasie inconsce, esercitando uno stimolo continuo sulla psiche”. (1991, p. 309) e dando origine a formazioni di compromesso secondo un continuum che dall’adattamento può arrivare al disadattamento. Leo Rangell sosteneva che l’ambito specifico della psicoanalisi fosse l’area del conflitto intrapsichico inconscio (Rangell, 1967). Tracciò dodici passaggi in successione, nell’emergenza del conflitto inconscio, (Rangell, 1969) che procedevano da una fase iniziale di una più complessa “sequenza traumatica”, ovvero dall’inizio dall’evento precipitante fino al risultato psichico finale. Rangell si concentrò sulla funzione inconscia del decision-making (funzione decisionale inconscia) dell’Io con lo scopo di spiegare gli ubiquitari processi psichici inconsci. Attraverso questa funzione l’individuo poteva scegliere inconsciamente di stabilire o meno difese volte a minimizzare il pericolo del segnale di angoscia. Con il trascorrere del tempo, le scelte inconsce vengono incorporate dall’individuo in tratti durevoli del carattere e aspettative fisse. Attraverso la sua sequenza dei dodici passaggi, Rangell presentò anche una “Teoria unitaria dell’angoscia”, che collegava la prima teoria dell’angoscia del Modello Topografico, con la Teoria dell’angoscia-segnale del modello Strutturale, attraverso la trasformazione dell’angoscia traumatica (esperienza passiva dell’Io) in angoscia-segnale dell’io che anticipa il pericolo . Facendo seguito all’articolo di Freud sul Narcisismo (1914) che era contemporaneamente un precursore della Teoria strutturale e un precursore della Teoria delle relazioni d’oggetto molti freudiani contemporanei furono spinti a considerare le relazioni d’oggetto come un aspetto omnicomprensivo della concettualizzazione psicoanalitica (Blum, 1998). Quando la Teoria delle Relazioni Oggettuali divenne un interesse più centrale, assistemmo a sforzi molto originali di integrare Psicologia dell’Io/Teoria strutturale, e Relazioni Oggettuali. Kernberg (1982, 2015) elaborò un’ipotesi clinica e teorica di un conflitto intrapsichico inconscio pre- edipico, considerato come una caratteristica dei pazienti borderline, nei quali il conflitto inconscio si situa in stati contraddittori introiettati di rappresentazioni del sé e degli oggetti e la loro rispettiva colorazione affettiva. Con questa formulazione, gli affetti, che vengono gradualmente integrati nelle pulsioni, sono considerati un sistema motivazionale primario (inconscio). (Vedere voci: TEORIE DELLE RELAZIONI OGGETTUALI e CONFLITTO). Più recentemente Bach, (2006) Ellmann (2010), C. Ellmann et altri (1998), hanno incorporate

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