Dizionario Enciclopedico di Psicoanalisi dell'IPA

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(1980, 2005), Brenner (1999, 2002), Rothstein (2005) e Richards (1986) abbiano in precedenza descritto le formazioni di compromesso come entità reificate, la posizione di molti teorici moderni del conflitto è che questa dimensione dell'attività mentale è più comprensibile se la si intende come la continua operatività di un processo che cerca incessantemente soluzioni migliori per risolvere il conflitto e il conseguente dispiacere. La mente sintetizza continuamente (Rangell 2004. 2007) e ciò per cui lotta senza sosta è la gestione dei conflitti inconsci. La descrizione sequenziale dei processi intrapsichici ( decisionalità inconscia ), effettuata da Rangell (1963a. b; Lynch & Richards 2010) fornisce un contributo a questa prospettiva processuale. Nella teoria moderna del conflitto non è presente 'l'Inconscio' come struttura o luogo dove sono nascosti ricordi segreti che possono essere fatti emergere tramite l'analisi. Invece che come un sostantivo, la parola inconscio viene usata come un aggettivo o un avverbio, per designare un affetto inconscio, paure inconsce, proibizioni inconsce, modalità inconsce di autodifesa dal dis-piacere e fantasie inconsce; questi fenomeni sono ipotizzati e indagati per diminuirne il potere di motivare il comportamento presente. Essenziale per la comprensione della teoria moderna del conflitto è l'idea che i contributi inconsci al funzionamento umano abbiano dimensioni sia strutturanti che processuali. L'aspetto strutturante dell'attività inconscia è visibile attraverso le influenze che organizzano la vita psichica. L'attività del transfert, i modelli di relazione con sé stesso e con gli altri (incluse la colpa e l'autopunizione), le dissociazioni, il campo intersoggettivo e le relazioni oggettuali internalizzate vengono strutturate in modi particolari intorno a fantasie inconsce , uniche per ogni individuo. I processi inconsci hanno una dimensione fluida che si adatta in modo creativo alle realtà presenti, tramite maturazione, insight e integrazione , o disintegrazione in ansia o affetti depressivi. Il ruolo della fantasia, nello sviluppo dell'attività inconscia, è inteso come una forza organizzatrice originaria che trova la propria origine in un'interazione complessa tra fattori ambientali ed intrapsichici ( Arlow 1969a, b; Arlow & Richards, 1991). Le fantasie inconsce sono organizzazioni che sono volte ad aiutare l'individuo a rendere massimo il piacere e a minimizzare il dispiacere. Secondo i teorici moderni del conflitto, ogni fantasia inconscia è l'espressione di come la funzione sintetizzante della mente affronta il conflitto. I contenuti di queste fantasie inconsce derivano dalle ambivalenze e dai conflitti infantili e dalle loro varianti nel corso del ciclo vitale. Nella mente si formano elementi complessi a seconda delle circostanze e dei bisogni. Gli elementi del conflitto restano assolutamente gli stessi in ogni caso - ossia un derivato pulsionale, un affetto spiacevole, una difesa, una espressione morale o etica o una richiesta dal mondo esterno - mentre il contenuto del conflitto varia per ogni costituzione individuale, per ogni esperienza e per ogni situazione attuale. I teorici del conflitto vedono in questo modello di comprensione la manifestazione della struttura e del processo, nell'attività di compromesso che caratterizza tutta la vita mentale.

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