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una inconscia che, a turno, sostengono modalità di visione delle cose da differenti punti di vista (De Bianchedi 2001). Secondo Grotstein (1997), Bion (1970) ritiene che, come analisti, dovremmo usare sia le nostre menti consce che quelle inconsce per essere recettivi ad 'O' come 'Verità Assoluta riguardo alla Realtà Ultima'. Da questo concetto deriva una teorizzazione dell'inconscio come sistema che coincide parzialmente con 'O', inconoscibile e sconosciuto, poiché rimane al di fuori della consapevolezza riflessiva. L'unica via di accesso è la risonanza in 'O' con esso. Introducendo concetto di 'O' e collegandolo con la cosa in sé e 'l'infinito', Bion pone il concetto di inconscio in una modalità di comprensione post-moderna. Esso è pertanto "legato all'infinito, al caos, alla teoria della complessità, alla teoria delle catastrofi e alla spiritualità" (Grotstein 1997, p.84; citzione tradotta per questa edizione, N.d.T.). Bisogna mettere in evidenza che esiste una forte correlazione tra l'ambiente primario e la possibilità di incontrare 'O': è la qualità degli interlocutori e degli oggetti primari (e, in analisi, la qualità dell'atteggiamento analitico dell'analista) che determina la possibilità che il bambino/paziente possa tollerare l'incontro con 'O' (Gaburri & Ambrosiano, 2003) e con la realtà emozionale in esso contenuta. Per Bion, O è il territorio "dell'oggetto psicoanalitico", il vero nord verso cui l'indagine psicoanalitica dovrebbe essere diretta, anche se non sarà mai completamente 'conosciuto'. Questa visione di qualcosa che c'è, ma che può solo essere colto con l’intuizione o ‘diventandolo’, perché non 'è dei sensi', è epistemologicamente vicina al pensiero di Platone, di Kant e di vari mistici. Nella misura in cui gli elementi o le 'evenienze' di O dell'esistenza individuale non possono mai essere pienamente conosciuti o verbalizzati, la dimensione ineffabile dell'essere è per definizione 'inconscia'. Tuttavia l'inconoscibile, parte 'inconscia' di O, non è l'inconscio dinamico freudiano del rimosso. E’ più simile agli strati profondi dell'Es freudiano, qualcosa che in via di sviluppo, non strutturato, non ancora formato. Se si può parlare di 'elementi' nell’ambito di O, si potrebbe dire che sono costituiti da turbolenze o perturbazioni sensoriali che non sono ancora psichici (' pre-psichici' o 'proto-psichici'). Bion non indicò mai il contenuto di O, ma descrisse fenomeni protomentali, prepsichici che definì 'Elementi Beta', che non sono adatti al pensiero o ad essere pensati, a meno che o fintanto che non siano trasformati psichicamente attraverso una sorta di 'lavoro del sogno' psichico. Egli diede il nome di 'funzione alfa' a quest'ultima attività e sostenne che la funzione alfa era centrale per un processo continuo 24 ore su 24 di creazione di "pensieri onirici della veglia" costituiti di " elementi alfa ". Questi ultimi sono considerati i blocchi costitutivi del pensiero, del pensare e dell'organizzazione psichica. Una volta creati, gli elementi alfa sono utilizzati per stabilire una barriera di contatto che è, a sua volta, essenziale per la processazione delle esperienze (mentalizzazione), la delimitazione dello spazio psichico, la creazione di un contenitore per i pensieri e la divisione topografica dei contenuti della mente nei sistemi Inc e PreC/C. Dato che gli elementi beta sono stimoli sensoriali privi di senso, sono diversi dal concetto di “rappresentazioni” di Freud. Mentre queste ultime possono essere consce o inconsce, gli elementi Beta sono per definizione al di là - o piuttosto prima - della coscienza, nel senso che non sono psichici, ma 'esistono' o sono registrati solo ad un livello neurobiologico o somatico (essendo gli organi sensoriali o il cervello parti di questo livello). Questa formulazione è in
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