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Nel complesso, le caratteristiche distintive della psicoanalisi francese includono: 1. Il riconoscimento dell’utilità della teoria topografica (Lacan, 1966) e una specifica lettura della teoria strutturale (Green, 2002); 2. L’applicazione di cambiamenti tecnici nel trattamento di pazienti non-nevrotici, specialmente nella gestione del transfert ( l’autre semblable/ l’altro simile di Green, in: Green, 2002) e del controtransfert (Faimberg, 2005); 3. Lo studio della maniera in cui i traumi preverbali sono inscritti ma non rappresentati nella psiche, e l’applicazione di nuove tecniche necessarie ad incorporarli nel trattamento analitico (Green, 2002, 2004); 4. Il focus sul lavoro con la rappresentazione, la simbolizzazione, e sulla progressione dal registro dell’azione al registro di pensiero. 5) Una definizione differente dell’Io ( le moi ) che è soggettivo, un Sé piuttosto che l’istanza difensiva della Psicologia dell’Io. In questo contesto, a tutto ciò che è Io si presta ascolto come a qualcosa che emerge dall’inconscio. È assente l’idea di una sfera libera dal conflitto. Il moi è composto anche di oggetti e di oggetti parziali inconsci. 6. La posizione dell’analista implica un’accurata attenzione per la reazione del paziente alla distanza. Vi è una consapevolezza dell’analista come oggetto collegato inconsciamente al soggetto. L’asimmetria viene rigorosamente mantenuta. 7. Il riconoscimento della stretta connessione fra la pulsione e l’oggetto, per cui l’oggetto è inteso come il rivelatore della pulsione (Green 2002). Nell’intrecciarsi della connessione tra oggetto e pulsione, l’analisi include – come propria funzione - il recupero dell’Eros (vita, amore) e della Sessualità. III. Cb. Rilevanza intersoggettiva della ‘Terza Topografia’/ ‘Terzo Modello’ I francesi (Brusset, 2005, 2006) hanno adottato il termine “La Troisième Topique”/ ‘Terza Topica’ - anche conosciuta come ‘ Terzo Modello’ (vedi la voce TEORIA DELLE RELAZIONI OGGETTUALI) - per assemblare retrospettivamente sotto un unico vertice metapsicologico il lavoro di una quantità di autori postfreudiani che hanno aggiunto la relazione coi caretaker primari come prerequisito per la costruzione di un apparato psichico capace di operare in accordo con uno o l’altro dei due modelli freudiani dell’apparato psichico: il primo dei quali (Freud, 1899) è il modello topografico che si riferisce alla divisione fra il sistema coscio, inconscio e preconscio, ciascuno con le sue regole separate di funzionamento; mentre il secondo (Freud, 1922) è il Modello Strutturale, che divide l’apparato psichico in Es, Io e Superio. Gli analisti francofoni nordamericani includono in questo gruppo anche due autori anglofoni: Winnicott e Loewald. La ‘Terza Topica’/ ‘Terzo Modello’ postula che nello sviluppo umano la mente bipersonale preceda quella della autonomia psichica monopersonale di pulsioni, difese e fantasie intrapsichiche descritta da Freud. Mentre il primo e il secondo modello sono stati usati per descrivere la malattia nevrotica come una mente in lotta con sé stessa, il “terzo modello” descrive una condizione nella preistoria dell’individuo in cui la mente non è sempre capace di funzionare all’interno del proprio ambito di rappresentazioni e capace di valutarle come tali. Per cominciare, il fatto che la mente non sia sopraffatta da eccitamenti interni ed esterni dipende dal nebenmensch (Freud, 1895), l’altro prossimo. La modulazione della stimolazione da parte del caretaker, assumendo la funzione di barriera antistimolo, permette gradualmente
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