Torna all’indice
al bambino di riconoscere gli impulsi libidici ed aggressivi come parti non traumatiche di sé stesso. Perciò, il terzo modello descrive un tempo nella vita di ogni individuo che precede le fasi di sviluppo a cui applicano gli altri due modelli. Dal punto di vista teorico il terzo modello è stato scoperto per ultimo, ma descrive una situazione che è la prima nella vita di un individuo. Dal punto di vista del soggetto inconscio , si può dire che gli individui nello spettro normale-nevrotico hanno una vita “interna”, mentre i borderline e gli psicotici non vivono le loro pulsioni e le loro fantasie come esperienze interne. Al fine di passare dal pensiero del processo primario - in cui i desideri sono percepiti come appagati - a una condizione in cui i desideri possano essere sperimentati in uno spazio transizionale fra verità e non verità, fra realtà e fantasia, vi è bisogno dell’intervento di un genitore sufficientemente buono come protesi e contenitore temporaneo. Secondo il ‘terzo modello’, ciascun essere umano inizia la vita in una condizione di elaborazione psichica bipersonale in cui neonato e ambiente costituiscono insieme un’unità operativa, e soltanto col tempo e con un considerevole lavoro psichico - perlopiù inconscio - da entrambe le parti si stabilisce una relativa autonomia intrapsichica monopersonale. Quest’ultimo risultato è considerato uno sviluppo universale ideale, non raggiunto da tutte le persone perlopiù a causa di carenze nell’incontro bipersonale primario. Per questi autori che retrospettivamente vengono fatti rientrare nel ‘terzo modello’, la mente monopersonale è un punto di arrivo fluttuante, che può andare perduto a causa di stress interni o esterni. In modo pressoché simultaneo, ma indipendentemente l’uno dall’altro, Jacques Lacan e Donald Winnicott formularono il dilemma umano primario: per diventare soggetto, ogni essere umano deve passare attraverso un altro soggetto, che è l’altro reale, individuale e conflittuale. Entrambi questi autori hanno scritto riguardo alla funzione specchio dell’oggetto: per Winnicott (1967) si tratta dell’opportunità di vedersi restituire l’immagine del proprio ‘vero’ Sé’, mentre per Lacan (1949; 1966) questo rispecchiamento è l’inizio di un’alienazione che dura tutta la vita, in cui l’Io, bramando di essere l’oggetto del desiderio dell’altro, assume altre forme per essere sé stesso. Un’ex discepola di Lacan, Piera Aulagnier (1975) ha approfondito la comprensione del ruolo interiore del caretaker primario nell’attività di rappresentazione del neonato. Essa ha mostrato come per l’ infans vi sia un’inevitabile ‘violenza dell’anticipazione’ nell’‘ombra parlata’ del discorso materno. Scrive: “È dunque il discorso materno l’agente e il responsabile dell’effetto di anticipazione imposto al neonato dal quale ci si aspetta una risposta che non è in grado di dare, ed è sempre questo discorso che illustra … il concetto di ‘ violenza primaria ’” (1975, trad. it. p. 68). Inoltre, Aulagnier ha sottolineato la natura a posteriori della nominazione degli affetti (a posteriori perché avviene dopo che la madre ha osservato la risposta del bambino e prima che il bambino sappia egli stesso come parlarne), la quale, definendo la relazione del bambino con gli altri investiti da lui, “identifica e costituisce l’Io” (ibid., trad. it. p. 194).
378
Made with FlippingBook - professional solution for displaying marketing and sales documents online