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Man mano che l'osservazione del campo si sviluppa, vengono identificate combinazioni di emozioni più complesse, sottili e sofisticate. Una delle caratteristiche del campo analitico è la sua capacità di collegare L e H a K o di trasformarli in K in modo da sviluppare la conoscenza. Conoscere se stessi attraverso l'analisi è un processo emotivo e ogni K raggiunto è un passaggio transitorio nella ricerca della realtà ultima (O). Ma O non è mai veramente raggiunta, il che significa che, da questo vertice di osservazione, il campo analitico è infinito. Il sogno va avanti 24 ore su 24 proprio come le altre funzioni biologiche, quali la respirazione e la digestione. Il sogno è un "teatro che genera significati" (Meltzer, 1983), un sogno inconscio permanente, il cui contenuto si manifesta attraverso sogni diurni e sogni notturni. Questi sogni, a loro volta, vengono costantemente ri-sognati, ampliando la rete simbolica e la capacità di pensare pensieri più astratti. Proprio come le madri fanno con i bambini, gli analisti utilizzano la loro capacità di rêverie durante le sedute. Quando è possibile sognare, l'analizzando sogna inconsciamente ciò che sta accadendo nel qui e ora del campo analitico. L’analizzando racconta all'analista questi sogni attraverso le libere associazioni - che sono deformate dalle difese - descrivendo immagini, fantasie, sentimenti e idee che gli vengono in mente mentre associa liberamente. Le narrazioni implicano emozioni e azioni. Poiché l'analizzando è sveglio, l’elaborazione secondaria rende la narrazione più o meno organizzata, sfidando così l'abilità dell'analista, poiché anche l'analista stesso è incluso transferalmente in questi sogni. Anche l'analista sogna ciò che sta accadendo nel campo analitico. L'asimmetria della relazione trasforma l'analista nell'"altro" della relazione intersoggettiva, che ri-sogna i sogni dell'analizzando e sogna le esperienze emotive che non potrebbero essere sognate. Un’attenta osservazione mostra che, a un certo punto, l'analista si trova a confrontarsi con "sogni condivisi", cioè di sogni creati dalla diade analitica che comprende fatti al di là dei sogni individuali di ciascun membro della diade. Quindi si può dire che "la diade analitica sogna sia i sogni che i non-sogni che fanno parte del campo analitico". Si può anche dire che "il campo analitico sogna i sogni e i non-sogni che lo compongono". Ne consegue che l'espansione delle idee dipende dal vertice utilizzato per osservare il campo del sogno. Quando il paziente (o una parte di lui) non ha una sufficiente di simbolizzazione, egli non è in grado di sognare e pensare. Gli stimoli sensoriali ed emotivi non simbolizzati vengono espulsi attraverso l'identificazione proiettiva. Questa espulsione può includere anche diverse parti dell'apparato del pensiero (funzioni mentali) e andare a costituire oggetti bizzarri. Ci troviamo allora nell’area di funzionamento delle parti psicotiche e non rappresentate della personalità. Il prodotto di queste identificazioni proiettive si esprime nel campo analitico attraverso scariche che prendono forma di azioni, sintomi fisici, allucinazioni, credenze, fanatismi, deliri, vuoti e altre trasformazioni in allucinosi (Bion, 1965), in altre parole in non-sogni (Cassorla, 2005, 2008). In quest'area psicotica (con deficit simbolico) l'analista ascolta ma, soprattutto, sente o subisce dentro di sé l'azione dell'identificazione proiettiva del paziente - cioè del suo non-sogno - che cerca di indurre l'analista a evitare il cambiamento psichico. All'inizio l'analista dovrebbe lasciarsi ingaggiare attraverso il coinvolgimento negli aspetti che il paziente sta cercando di eliminare. Ma contemporaneamente, o subito dopo, deve sganciarsi da questa identificazione sognando, pensando e interpretando ciò che sta accadendo. In altre parole, l'analista sogna il non-sogno del paziente; l'interpretazione dell'analista diventa una parte della rete simbolica del paziente. A volte, però, l'analista può lasciarsi fagocitare dalle massicce identificazioni proiettive del paziente, perdendo così la sua capacità analitica. Quando ciò accade, l'analista diventa incapace di lasciare che il non-sogno del paziente si trasformi in sogno. In queste situazioni, analista e paziente
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