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Come altri critici dell’accezione psicoanalitica statunitense di intersoggettività, nella formazione dell’inconscio sessuale ed anche dell’Io (Laplanche e Fletcher, 1993; Laplanche 1981; Laplanche 2007), Laplanche è riluttante a riferirsi a nozioni come soggetto, soggettività e intersoggettività. Nella sua prospettiva, la psicoanalisi è nata dalla scoperta che l’inconscio sessuale - che si manifesta come una forza che sembra aliena all’individuo - è inaccessibile all’educazione o alla buona volontà, ed è irriducibile alla psicologia dei bisogni e delle motivazioni. Il dibattito di Laplanche con l’approccio relazionale e costruttivista nella psicoanalisi americana ruota anche intorno al problema dell’alienazione: nella sua prospettiva, rifiutando il carattere “alieno” dell’inconscio e della modalità attraverso la quale le fantasie inconsce si rendono conoscibili, le scuole relazionali si sono private della possibilità di pensare in termini di de-alienazione. Nella prospettiva di Laplanche, di conseguenza, esse hanno perso l’opportunità di dar conto dell’azione emancipatoria della psicoanalisi (Laplanche 1981, 1997b). III. Ccc. Green e Roussillon: l’accettazione selettiva dell’intersoggettività nella dialettica intrapsichico/intersoggettivo Mentre l’orientamento intersoggettivo statunitense di per sé ha ricevuto un’accoglienza limitata nella psicoanalisi francese, la Teoria delle Relazioni Oggettuali britannica e la Middle School britannica hanno invece esercitato una considerevole influenza nei circoli psicoanalitici francesi, ed hanno condotto ad una integrazione del concetto di intersoggettività grazie a ciò che è comunemente definita la dialettica fra l’intrapsichico e l’intersoggettivo (Green 2000, 2002) – o intrapsichico e interpersonale (Roussillon, 2004). André Green (2002) non si riferisce solitamente all’intersoggettività come tale, bensì a “ l’intersoggettivo ”. (Trasformando un aggettivo in un nome attraverso l’uso di un articolo definito, sostanzializza il concetto e lo rende più astratto, più filosofico. Ciò costituisce una tendenza comune nella psicoanalisi francese, come in: “il sessuale”, “l’infantile”, “l’attuale”, “il negativo”, “il pulsionale”). In opposizione a Laplanche e ad altri che hanno privilegiato la prima topica freudiana, Green nei suoi numerosi scritti ha fatto riferimento alla seconda topica/teoria strutturale ritenendola più utile nel lavoro con pazienti non nevrotici. Green mostra come la dinamica fra l’intrapsichico e l’intersoggettivo fosse già presente nella teoria di Freud attraverso il riferimento all’oggetto. Egli si unisce alle voci critiche contro il paradigma relazionale americano in psicoanalisi, insistendo sul fatto che esso riduce la psicoanalisi alla mera reciprocità delle relazioni, e in tal modo la trasforma in una terapia ‘cognitiva comportamentale’ dotata di uno status di scienza sperimentale, concesso sulla base di discutibili studi sull’outcome. Ma al tempo stesso, appoggiandosi al lavoro di Winnicott e Bion, Green sottolinea la necessità di dar conto dell’intersoggettivo in psicoanalisi attraverso una “dialettica dell’apertura” basata sulla relazione fra pulsione ed oggetto. Questa dialettica assicura una base appropriata per l’esplorazione delle pulsioni intese come il sottosuolo della vita psichica.
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