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oggetto che è a sua volta un altro soggetto dotato di pulsioni e di vita inconscia. Egli sottolinea la necessità di occuparsi del ruolo delle pulsioni e della sessualità nell’intersoggettività: secondo lui la pulsione costituisce un messaggio (la pulsion messagère ), in quanto è in cerca di riconoscimento da parte di un oggetto. In definitiva, per Roussillon, l’intersoggettività coincide con l’inter-intenzionalità (Roussillon, 2014). Anche altri autori francesi hanno espresso un’accettazione selettiva del concetto di intersoggettività. Nel suo rapporto al Congrès des psychanalystes de langue française , Bernard Brusset (2005) sostiene la necessità di non continuare ad opporre la Teoria delle Relazioni Oggettuali alla Teoria Pulsionale. Sottolinea che l’integrazione dei due paradigmi getta luce su nuove possibilità di simbolizzazione e di ‘ soggettivazione ’. Nel campo dell’analisi infantile, anche Bernard Golse (Golse e Roussillon, 2010) usa il concetto di intersoggettività come strumento per comprendere l’articolazione fra due spazi psichici eterogenei ed il loro conseguente riconoscimento. Daniel Widlocher (2004) ha più riserve riguardo all’uso dei termini “soggetto” e “soggettività” in psicoanalisi. Sebbene riaffermi che l’intersoggettività in psicoanalisi non debba condurre alla ‘banalizzazione’ della relazione analitica fra analista e paziente, e alla sua concettualizzazione come mera interazione tra due persone, egli afferma la necessità che la psicoanalisi abbandoni la pretesa di uno status di osservatore neutrale, riconoscendo che la conoscenza nel campo è ottenuta attraverso l’accesso all’ esperienza soggettiva di un altro . Tale situazione implica l’ interattività psichica , concetto che egli riassume utilizzando l’espressione “ co-pensiero ” (2004, 2014a, 2014b). III. Cd. Prospettiva dalla Francia: l’intersoggettività nella psicoanalisi francese in ambito europeo L’uso specifico del termine intersoggettività nella psicoanalisi francese europea è relativamente recente, ed è spesso collegato al problema del trattamento dei pazienti borderline, narcisistici e psicotici. L’intersoggettività in passato era usata soprattutto in psicologia, come termine descrittivo, e non era pienamente riconosciuta in psicoanalisi. La concezione francese di intersoggettività è molto diversa da quelle americane che fanno riferimento alla Psicologia dell’Io (H. Hartmann, E. Kris, R. Loewenstein) o alla Teoria del Sé (la scuola di H. Kohut) o alla Teoria delle Relazioni Oggettuali (Edith Jacobson, O. Kernberg). Molti autori francesi danno la loro preferenza al termine interpsichico piuttosto che al termine intersoggettività, e la concezione dell’intersoggettività proviene dallo studio della situazione transferale- controtransferale durante la seduta. Il grande interesse per la metapsicologia nella psicoanalisi francese ha condotto la maggior parte degli psicoanalisti francesi a mantenere il concetto di pulsioni e a pensare all’articolazione della pulsione con l’oggetto. In loro predomina ancora l’interesse per l’opera di Freud e per la riflessione da lui proposta sulle due metapsicologie. Anche se da molto tempo nella psicoanalisi francese viene riconosciuto il ruolo dell’oggetto nella strutturazione psichica di un soggetto, l’uso corrente del termine intersoggettività qualifica in Francia l’incontro fra due soggetti, paziente e analista, durante il trattamento.
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