Dizionario Enciclopedico di Psicoanalisi dell'IPA

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III. Cda. L’Io, il Sé, il Soggetto e l’Oggetto Le premesse per l’introduzione dell’intersoggettività possono essere trovate fin dagli anni Cinquanta, attraverso D. Lagache che usò il termine intersoggettività riguardo alla situazione analitica, come una descrizione psicologica ma senza teorizzarla. J. Lacan, che sostenne la necessità di leggere e ritornare a Freud, era più interessato al problema del soggetto che all’intersoggettività. Egli considerava la soggettività e l’intersoggettività come concetti non psicoanalitici. La sua principale concettualizzazione fu quella del “soggetto dell’inconscio”. È opportuno indicare una difficoltà nella lettura che si è data di Freud nella traduzione francese, ed è importante fare una considerazione riguardo a come è stato reso il suo pensiero. Il primo problema era ed è tuttora quello di come tradurre “Ich”. In francese il termine scelto fu “moi”, che è l’“ego” ma non è pienamente soddisfacente. “Ich” significa infatti anche “je” (cioè “Io”) o “il soggetto”. L’altra considerazione è che da nessuna parte Freud parla di oggetto interno ed oggetto esterno, che è qualcosa che è stato introdotto da M. Klein e dai suoi seguaci. Freud parla soltanto dell’oggetto, e tale termine copre una quantità di aspetti, che vanno dall’oggetto del mondo esterno all’oggetto delle fantasie senza differenziare fra tutti i significati di oggetto. Per l’influenza della lettura di Freud, pochi psicoanalisti francesi hanno seguito la concezione kleiniana dell’esistenza fin dall’inizio di un Io, di oggetti interni e di fantasie. La maggior parte degli psicoanalisti francesi preferisce usare il concetto di rappresentazione piuttosto che quello di oggetti interni, e mantenere l’ambiguità della nozione di oggetto, fra l’oggetto della pulsione e quello esterno. Lacan ha introdotto l’idea che l’Io sia alienato e che l’unico interesse della psicoanalisi sia costituito da “il soggetto dell’inconscio”, che non è l’Io - quest’ultimo emerge attraverso la “fase dello specchio” soltanto per essere alienato attraverso le identificazioni (1966). Per Lacan vi è una scissione fra l’Io e il soggetto. Questa prospettiva ha costituito anche un modo per combattere le concezioni della Psicologia dell’Io e di autori come R. Loewenstein che fu, prima della sua partenza per gli Stati Uniti, uno dei fondatori e membro eminente della Società di Parigi. Piera Aulagnier, in un’altra personale linea di ricerca, ha descritto la nascita del “je”, l’“Io” (1975). Mentre in Gran Bretagna autori come W. Bion e D. W. Winnicott descrivevano il ruolo della madre nella nascita della psiche del bambino, l’elaborazione francese sulla rappresentazione metapsicologica è rappresentata dai contributi di Jean Laplanche e Andrè Green. Il primo ha descritto un oggetto i cui messaggi enigmatici sono la fonte della pulsione all’interno del soggetto (1987); dalla prospettiva opposta, Green ha concettualizzato una pulsione che è radicata nel corpo biologico e che ha bisogno di cercare l’oggetto per poter essere rappresentata (1997). Nella psicoanalisi francese pochi autori hanno fatto uso del concetto del Sé, anche se tutti sono stati cauti riguardo alla parte adattiva dell’Io e nessuno ha ritenuto di aderire all’idea della Psicologia dell’Io di un Io senza azioni e conflitti connessi alle pulsioni. L’idea di un vero

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