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In “Il piccolo Hans” (1908), le interpretazioni di Freud utilizzano implicitamente l’idea dell’effetto posteriore senza nominarla in quanto tale. Non è stato così nel lavoro dell’“L'uomo dei lupi” (1914), in cui egli conferisce maggiore complessità al concetto considerando le sedute stesse e il transfert come il terzo effetto a posteriori necessario allo scopo del trattamento. Il famoso sogno dei lupi e la fobia delle vespe furono a loro volta il primo e il secondo après- coup della scena primaria, la quale avvenne prima e non fu assimilata a suo tempo. In questo lavoro la dimensione temporale diventa molto importante per Freud, che cerca di datare ciascuno degli eventi. Sorprendentemente, dal 1917 in poi il termine Nachträglichkeit scompare dai suoi scritti - con poche piccole eccezioni - mentre l’implicazione il riferimento al processo in due fasi diventa più frequente. Freud creò questo concetto in un momento in cui la sua ricerca era dominata da preoccupazioni eziologiche . Queste ultime divennero isomorfe con la tendenza, già osservata da Breuer, a ricordare seguendo un percorso temporale a ritroso . Breuer aveva descritto una retrogressione (cioè il fatto di riprendere la storia da un punto preciso nel passato e di ripeterla con l’obiettivo di ricostruirla e di liberarsene) che gli aveva permesso di concepire il metodo catartico (Freud e Breuer, 1892-95). Freud seguì il percorso di questa regressione temporale e vi aggiunse l’obbligo di esprimersi per mezzo della verbalizzazione, quindi mediante la produzione di effetti verbali differiti. Egli utilizzò questa tendenza a regredire - associata al vincolo di mantenere un legame verbale con la coscienza - al servizio dello scopo terapeutico. Promosse così un nuovo metodo, ossia il trattamento psicoanalitico definito dal suo protocollo , la sua regola fondamentale che richiede la libera associazione verbale, e un lavoro psichico specifico: il lavoro dell’ effetto differito . Nel suo resoconto su Emma - nella parte II del “Progetto di una psicologia”, capitolo 4: “Il Proton Pseudos isterico” (1895b, p. 252) - Freud fornisce una descrizione precisa dell’“azione differita” (Nachträglichkeit), concentrandosi sulla regressione temporale all’interno delle sedute. Divide la prima fase, quella dell’evento, in due scene regressive, di cui una è recente e recuperata (scena I: due commessi che deridono il vestito di Emma quando lei ha 12 anni) , e l’altra è avvenuta prima ed è inconscia nel senso stretto della parola (scena II della memoria rimossa: quando Emma aveva otto anni ed era stata molestata da un droghiere, venendo da lui toccata sessualmente attraverso il vestito). Egli basa il suo pensiero sulla teoria del trauma di Charcot, che aveva già esposto negli “Studi sull’isteria” (Freud e Breuer, 1892- 1895) con la creazione diacronica dei sintomi in due fasi, e sul metodo catartico di retrogressione ed elaborazione associativa di Breuer, ma se ne differenzia per una approfondita ricerca eziologica. Freud sottolinea la direzione retrograda del ricordo catartico che si rivela durante sedute e il contenuto sessuale di ciò che è stato rimosso. Così, egli inverte il corso degli eventi e del tempo. Chiama scena I la scena recente, “il ricordo di Emma di essere stata derisa dai commessi quando entrò in un negozio all’età di dodici anni”, e scena II la più antica, “il ricordo rimosso di essere stata molestata sessualmente da un droghiere quando aveva otto anni”. Il secondo evento – quello costituito dal sintomo - è l’agorafobia che le impedisce di entrare da sola in un negozio. I due eventi sono separati da un periodo di latenza.
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