Dizionario Enciclopedico di Psicoanalisi dell'IPA

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Carlos M. Aslan (2006) sottolinea che la Nachträglichkeit è una modalità con cui funziona l’apparato psichico. Per Aslan, il termine è rilevante per le esperienze quotidiane e non dovrebbe essere ridotto alla sua relazione con situazioni traumatiche. “Basti ricordare il concetto freudiano di un meccanismo a posteriori che, come ha notato Blum, non è eccezionale ma piuttosto abituale, e non solo in situazioni traumatiche; [può verificarsi in] esperienze quotidiane quando un effetto modificante va ad agire sul significato di una traccia mnestica [eventi strutturati anteriori]. Questo non si verifica nella realtà materiale, ma piuttosto nella realtà psichica storica del soggetto. Una volta strutturata, la [realtà psichica storica] influenzerà la percezione e l’interpretazione di nuove esperienze, e ciò continuerà a ripetersi successivamente. In questo modo non solo si producono nuove strutture ma, ripeto, si modificano le strutture anteriori” (Aslan 2006, p. 71; citazione tradotta per questa edizione, N.d.T). Sulla stessa linea di Aslan, Madeleine Baranger con Willy Baranger e Jorge Mom (1987) sostengono che i commentatori di Freud non hanno dato un’adeguata importanza all’’a posteriori’. Sottolineano la partecipazione del concetto alla costituzione della fantasia, limitando l’aspetto economico del trauma. La traccia di un evento rimane nella psiche senza costituire di per sé un trauma fino a quando gli eventi successivi la convertono retroattivamente in tal senso, assimilando questo primo periodo muto nella pulsione di morte. “Non si tratta soltanto di un’azione differita, di una causa che rimane latente finché abbia occasione di manifestarsi, ma di un’azione causale retroattiva, dal presente verso il passato” (M. Baranger, W. Baranger, J. Mom, 1987 p. 750; trad. it. p. 168). Gli autori sottolineano che è “su questa causalità e su questa temporalità che si regge la possibilità di un’azione terapeutica specifica della psicoanalisi (…). Se ci attenessimo alla concezione lineare delle categorie della causalità e temporalità, perderemmo ogni efficacia terapeutica” (M. Baranger, W. Baranger, J.Mom 1987, p.750; trad. it. p. 168). In tal modo, questi autori articolano la Nachträglichkeit con ciò che rimane inassimilabile nel processo analitico. Essi sottolineano che il primo periodo, che è muto, innominabile, non rappresentabile come è la pulsione di morte, necessita dell’autorizzazione della Nachträglichkeit per costituituirsi in trauma. Haydee Faimberg , argentina di formazione ma residente in Francia da molti anni, discute il concetto di temporalità nei testi freudiani e riformula il concetto di Nachträglichkeit (Faimberg, 1981, 1993, 1995, 1998, 2005, 2012) creando una concettualizzazione allargata del termine, coerente con il pensiero freudiano ma differenziandosi da esso. Questa concettualizzazione più ampia scaturisce anche dal suo lavoro clinico e dalla lettura dei casi clinici di Winnicott e delle ipotesi ad essi soggiacenti. L’autrice afferma (Faimberg, 2007) che una concettualizzazione allargata è essenziale sia nell’attribuzione retroattiva di un nuovo significato, attraverso l'interpretazione, sia nell’assegnazione di un significato per la prima volta attraverso la costruzione.

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