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Adrienne Harris (2007) sottolinea il ruolo della Nachträglichkeit nel plasmare la narrativa clinica, evocativa di potenziali dialoghi inconsci attraverso la storia e il tempo che si dipanano nel lavoro clinico. Scrive l’autrice: “Il passato non viene semplicemente recuperato, ma ricreato o creato per la prima volta ...” (Harris, 2007, p. 660; citazione tradotta per questa edizione, N.d.T). Jay Greenberg (2015, comunicazione personale con Eva Papiasvili) usa il termine francese après-coup perché non esiste una traduzione inglese adeguata. Secondo lui, l’après- coup ci ricorda che qualunque cosa accada – nella stanza d’analisi o nella vita in generale - non ha un significato fisso e non può essere pienamente compresa in nessun momento. Piuttosto, i significati evolvono e cambiano man mano che cambia il contesto in cui gli eventi vengono vissuti. L’autore collega l’après-coup all’idea di Madeleine Baranger - per cui ogni cosa è, allo stesso tempo, anche qualcos’altro - e vi aggiunge la dimensione temporale: tutto è, è stato e sarà qualcos’altro. Lavorare con questo in mente influenza profondamente la comprensione del processo clinico, ricordando di non celebrare gli interventi “riusciti” o di affogare negli “errori”, perché tutto si evolverà in modi che illuminano quanto è accaduto in modi inaspettati. III.F.d. La Nachträglichkeit come caratteristica essenziale del generale Funzionamento inconscio In questa panoramica delle correnti che si sono sviluppate nel pensiero nordamericano sulla Nachträglichkeit si può vedere una tendenza a considerarla come caratteristica del funzionamento psichico inconscio in generale. Tuttavia, diversi autori si sono concentrati su aspetti specifici di questo fenomeno intrinsecamente complesso. Un modo per dare un senso ai molteplici usi del termine è quello di considerare il ‘modello Emma’ (vedi sopra) - costituito da un’esperienza sessuale infantile iniziale che arriva ad avere un significato traumatico solo dopo la pubertà - come sottoinsieme di una più ampia capacità psichica della memoria di reinterpretare le esperienze, tenendo presente che in senso stretto non si tratta di un particolare ricordo che viene modificato in un secondo momento, ma piuttosto il suo significato, che un nuovo ‘colpo’ altera in modo significativo. Nel ‘periodo di incubazione’ tra i due ‘eventi’ sembra avvenire un’elaborazione inconscia e passiva, che produce una nuova comprensione che blocca o facilita l’ulteriore sviluppo. Sebbene lo stesso Freud ricorresse alla metafora ‘traduttiva’ della reinscrizione, a volte questo riferimento linguistico non rende giustizia alla posizione intersoggettiva radicalmente modificata che accompagna certe ‘ricategorizzazioni’ della memoria (come può avvenire dopo la scoperta del tradimento, della trasgressione o del suicidio). Gli analisti franco-canadesi nordamericani includono anche il ruolo dell’Altro nella teorizzazione dell’après-coup, consapevoli che gli strumenti originari per la ritrascrizione sono presi in prestito dai primi caretakers - i veri altri. Di conseguenza, la qualità dell’interazione interpsichica disponibile nell’ambiente primario può costituire una parte importante, nascosta, della realtà storica dell’esperienza originaria del trauma e della possibilità della sua ritrascrizione.
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