Dizionario Enciclopedico di Psicoanalisi dell'IPA

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Nel lavoro clinico, gli psicoanalisti hanno costantemente a che fare con la memoria sia in termini di ricordi che di ripetizioni , senza che vi sia alcuna consapevolezza che questi ultimi sono altri modi di ‘ricordare’ (Freud, 1914b). Uno studio dettagliato della questione dal punto di vista del tempo ha portato Scarfone (2006, 2015) a suggerire che ciò che in psicoanalisi viene definito il ‘passato’ del paziente non è mai veramente ‘passato’. Le forme non dichiarative di memoria spingono attivamente il paziente verso la ripetizione, così che, mentre dal punto di vista di una terza persona appartengono a un tempo passato, nell’esperienza in prima persona la ‘pressione’ sta avvenendo 'adesso' - da qui il “Non-passato”. Ciò che si ripete nel transfert è una forma di memoria non ancora catturata e stabilizzata nella categoria del passato. Sulla base di tali risultati clinici, Scarfone (2015) ha suggerito una aggiunta alle categorie cognitive della memoria. La psicologia cognitiva distingue tra memoria dichiarativa e memoria non- dichiarativa; la prima ha sottoinsiemi semantici, episodici e autobiografici, la seconda ha componenti procedurali e affettive. La psicoanalisi si deve avvicinare a una qualsiasi di queste forme di memoria considerando anche se esse si riferiscano a un’esperienza ‘passata’ o ‘non-passata’. Sebbene la memoria non dichiarativa sia un buon locus per le esperienze ‘non-passate’, è importante considerare che qualunque forma di memoria può essere prigioniera del ‘non- passato’ (ad esempio, il dimenticare temporaneamente un nome o, all’altra estremità dello spettro, la memoria episodica intrusiva di eventi traumatici). La natura ‘situata’ dell’indagine psicoanalitica implica che ogni forma di memoria possa essere evocata all’interno della relazione di transfert, e quindi entrare in una dinamica di Nachträglichkeit più complessa di quella che può essere osservata in esperimenti di laboratorio standardizzati. III. Feb. La Nachträglichkeit e il contesto storico-sociale: la trasmissione transgenerazionale dell’aggressività distruttiva Negli Stati Uniti, Maurice Apprey (1993, 2014) ha coniato i termini “sogni di urgenti missioni [errands] volontarie” [urgent voluntary errands: Apprey cita dalla poesia “On this Island”, di Auden], “latenza del passato remoto”, e “missioni del passato remoto”, per cercare di definire i ritorni enigmatici e perturbanti nel suo lavoro sulla trasmissione transgenerazionale dell’aggressività distruttiva, sia negli individui traumatizzati che nelle comunità che hanno subito precedenti eventi traumatici catastrofici (Apprey, 2003). Il termine “missione” qui si riferisce all’idea che c’è l’intenzionalità di qualcuno che giungerà ad essere ricordata o che è stata fatta propria. Nell’uso psicologico della parola ‘missione’ [errand] è implicata l’idea composita che ci sia un potenziale ‘errore’, un ‘allontanarsi’, un ‘atto sbagliato’, e un ‘mandato’ che deve essere adempiuto dal soggetto per un oggetto interno . Riferendosi al ritorno a sé stesso di Claude Romano (2009), al fantasma di Nicholas Abraham (1988), al telescoping delle generazioni di Faimberg (2005), ai traumi scelti e alle glorie scelte di Vamik Volkan (2013), per cercare di definire rappresentazioni mentali di memorie collettive , Apprey (2014) ha costruito una metasintesi in dieci punti di tutti i suddetti

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