Dizionario Enciclopedico di Psicoanalisi dell'IPA

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(Laplanche e Pontalis, 1973, p. 131) si sono fortemente opposti a questa lettura, come hanno fatto anche alcuni autori nord americani appartenenti alla corrente della Psicologia dell’Io/Post freudiana che si sono impegnati per mantenere ed elaborare la duplice caratteristica dell’Ich (‘I’/‘Ego’) (Jacobson, 1964; Mahler, 1979; Kernberg, 1982). Sull’altro versante della controversia, l’autore latinoamericano Leon Grinberg riconosce a Hartmann di aver inaugurato un’area di lavoro prendendo in considerazione i problemi posti dal concetto dell’‘Ich’ freudiano e “facendo una distinzione tra ‘Io’ come sistema psichico e ‘Sé’ come concetto che indica ‘se stessi’ ” (Grinberg et al., 1966, p. 239; citazione tradotta per questa edizione, N.d.T.). Grinberg rintraccia un’importante anticipazione a questi temi nel contributo di Paul Federn (1928), che ha studiato l’Io come soggetto delle funzioni dell’Io e come oggetto di esperienza interiore. Secondo Grinberg, il contributo di Hartmann ha aperto la strada all’articolazione del concetto di auto-rappresentazione di Edith Jacobson, centrale anche nel sistema teorico dello stesso Grinberg. Differenze e somiglianze concettuali che dipendono dalle diverse traduzioni: Ich-I-Ego-Le Moi-Yo-Eu-Io Anche se la traduzione francese dell’opera omnia di Freud “Oeuvres Complètes de Freud/Psychanalyse - OCF/P” (Laplanche et al., 1989-2015) conserva l’ambiguità dell’Ich/I, nella maggior parte dei casi Ich è tradotto con ‘le moi’ (forma tonica di ‘I’), che ha un significato soggettivo, più vicino al concetto di sé che di Io, quello con funzioni difensive orientato verso la realtà caratteristico della Psicologia dell’Io. In conseguenza di ciò, c’è stato meno bisogno di una elaborazione del concetto di difesa; l’unica eccezione è costituita da Lacan (1966), che ha teorizzato la difesa psicotica della forclusione. Dal punto di vista teorico, ‘le moi’ è definito più attraverso la sua ‘alienazione’ identificante nel desiderio dell’Altro che per le sue capacità di adattamento. Per gli analisti francesi tutto ciò che è Io è qualcosa che si coglie come emergenza dell’inconscio. Manca l’idea di un’area libera dal conflitto. Dal punto di vista clinico, la proposta fatta dalla Psicologia dell’Io, che raccomanda di mantenere una posizione analitica equidistante dalle tre istanze psichiche e dal mondo esterno (A. Freud, 1936/1946), è stata recepita nel senso di ‘mantenersi a una distanza costante dal paziente’ (Tessier,, 2004, 2005), posizione che sarebbe incompatibile con quella degli autori francesi (Bouvet, Green, McDougall e Roussillon) di avere un approccio flessibile con i pazienti, prestando attenzione al modo in cui reagiscono alla distanza (vedi anche le voci INCONSCIO, INTERSOGGETTIVITÀ, SELF). Complessivamente, nè ‘ego’ nè ‘le moi’ corrispondono al tedesco ‘Ich’. Mentre nella psicoanalisi che parla inglese c’è un crescente bisogno di sviluppare ulteriormente il concetto di ‘self’ per dar conto di quegli aspetti di soggettività mancanti nel concetto di ‘ego’, nella psicoanalisi francese c’è un bisogno ridotto di sviluppare un concetto come quello di sé, dal momento che ‘le moi’ è già ‘saturo del sé’.

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