Dizionario Enciclopedico di Psicoanalisi dell'IPA

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descritto una sequenza cognitivo-affettiva inconscia quale esito psichico della dinamica pulsione-angoscia-difese, pur conservando l’idea che l’angoscia è sempre presente come causa scatenante e motore della difesa dietro ogni altro stato di dispiacere. In questo contesto, l’angoscia riguarda il dispiacere che sopraffà l’Io. Rangell (1969a, 1969b) riconosce una funzione decisionale inconscia all’interno delle funzioni esecutive inconsce nel funzionamento operativo inconscio dell’Io esteso che, alla fine, determina l’esito psichico specifico. Nelle interazioni con le rappresentazioni di sé e dell’oggetto, si verificano azioni di prova intrapsichiche che rappresentano scelte conflittuali intra-sistemiche all’interno dell’Io . Gli oggetti hanno valore ai fini della scarica. Il Sé ha valore nel cogliere l’affetto dell’angoscia come segnale di pericolo, o del senso di sicurezza o di padronanza, un equivalente inconscio di “quanto sicuro o quanto rischioso potrebbe essere per me fare…?” Harold Blum (1980, 1985) si è occupato del tema della continuità personale e degli aspetti creativi e difensivi dell’analisi delle difese . Egli scrive: “… I mezzi della difesa stessa possono subire un cambio di funzione … Ciò da cui ci si difende possono essere … le pulsioni, il Super-io [o] … altre aree delle funzioni dell’Io che … devono essere bonificate e reintegrate. I conflitti intrasistemici e intersistemici richiedono entrambi l’analisi della difesa e del contenuto difeso … [affinché possa essere restaurata] una continuità personale … [L’analisi mira al] ripristino di vecchie connessioni e a stabilire nuovi legami tra differenti aspetti della personalità, tra passato e presente, realtà e fantasia …” (1985, p. 12; citazione tradotta per questa edizione, N.d.T.). Occupandosi della controversia conflitto vs deficit , Blum (1985) e Murray (1995) hanno sostenuto che lungo tutto il corso dello sviluppo l’Io usa meccanismi di difesa come strumenti potenti, protettivi e adattivi in risposta ai pericoli esterni, interni, reali o immaginari. Un uso eccessivo delle difese può nuocere alle funzioni non difensive della personalità. Le difese possono, cioè, interferire con lo sviluppo della personalità e portare a costrizioni e alterazioni patologiche dell’Io (Papiasvili, 1995). Dal momento che deficit/debolezza/alterazioni dell’Io possono formarsi durante lo sviluppo pre-conflittuale, alcuni autori (es. Gedo, 1979) hanno sostenuto la necessità di modificazioni tecniche che vadano ‘aldilà dell’interpretazione’. Altri (es. Arlow, 1980, 1987) hanno ritenuto che i deficit dell’Io non si verificano al di fuori del conflitto (inter- o intra-sistemico), e per questa ragione si avvantaggiano di un approccio interpretativo attentamente ritagliato su misura per ogni paziente. Nel perimetro di quella che è stata chiamata Psicologia dell’Io Contemporanea, Paul Gray (1994, 2005), Fred Busch (1992, 1993, 1995), Cécilio Paniagua (2008) e Alan Sugarman (1994) hanno sviluppato e approfondito il contributo di Anna Freud sulle funzioni di difesa dell’Io, e soprattutto hanno applicato il principio dell’‘angoscia come segnale’ di Freud per favorire l’analisi delle difese con il metodo delle libere associazioni . In un primo momento hanno enfatizzato la partecipazione conscia del paziente e l’analisi del Super-io e dell’idealizzazione per favorire l’autonomia nell’azione terapeutica. Sia Busch sia Paniagua, seppur in modi diversi, hanno ampliato e ulteriormente sviluppato l’approccio ‘microstrutturale’ di Gray alla superficie psichica. Paniagua (1991, 2008, 2014) ha dimostrato come prestare particolare attenzione alla superficie psichica consenta di intercettare le interazioni Io-Es . Busch (2006) ha messo in luce l’importanza di portare ciò che è inconscio a

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