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A Grey sono state rivolte critiche sia da chi ha sostenuto che il suo metodo non si spinge abbastanza in là per scalfire l’ ‘attrazione’ esercitata dal modello topico/archeologico che spinge a dissotterrare i contenuti inconsci (Paniagua 2001), sia da chi ritiene che si sia spinto troppo in là (Philips 2006) nell’attribuire un’eccessiva importanza al ruolo dell’aggressività nella vita psichica, e abbia privilegiato le resistenze dell’Io su quelle dell’Es, elaborando un metodo che va bene per analizzare la rimozione ma non è applicabile ad altri tipi di difese come la scissione, la dissociazione o il diniego. Nonostante le critiche, il ‘modello microstrutturale’ proposto da Grey – ossia l’uso delle associazioni libere per cogliere e analizzare i processi di difesa dell’Io - è un contributo che resiste nel tempo. III Bbb. Esempi di modelli integrativi Con la crescita dell’interesse per le relazioni oggettuali sono stati fatti sforzi originali per integrare la Psicologia dell’Io e la Teoria delle Relazioni Oggettuali , producendo ricadute importanti sulla teoria della tecnica. Hans Loewald (1960, 1962, 1978), che si autodefiniva psicologo dell’Io, ha sviluppato una Psicologia dell’Io in cui ha integrato la Teoria Pulsionale e quella delle Relazioni Oggettuali, a partire dal fulcro di un Io indifferenziato del bambino che si evolve all’interno del legame di reciproco coinvolgimento madre-figlio. Loewald presenta non solo l’Io ma anche l’Es come un’organizzazione connessa alla realtà e agli oggetti. Dal suo punto di vista, le pulsioni sono strettamente legate e organizzate con le relazioni oggettuali, danno forma alla realtà e viceversa; quindi, il nuovo oggetto trovato in analisi è anche un oggetto pulsionale infantile. Per illustrare l’analogia tra il processo terapeutico e l’interazione madre-bambino, egli usa la metafora di un’organizzazione ad un più alto livello di sviluppo (l’analista) in interazione con un’organizzazione a livello inferiore (il paziente), e vede il processo terapeutico come una ‘tensione’ tra loro mediante la quale il paziente progredisce. Sviluppa, inoltre, il concetto di disorganizzazione e riorganizzazione in analisi - processo che porta a un’integrazione di livello superiore che rinvia al concetto di Kris di regressione al servizio dell’Io - insieme a una modalità interpretativa che segue due direzioni: verso il profondo, l’originario, mediante la regressione e la decostruzione, e verso un livello superiore mediante la ricostruzione e l’interpretazione ricostruttiva. Loewald ha considerato il transfert come il corollario intrapsichico degli aspetti interpersonali, che consente di rintracciare ciò che è andato perso nel profondo, di trasformare ‘i fantasmi’ (complessi inconsci) in antenati (strutture psichiche ben integrate) attraversando uno stadio transizionale ‘demoniaco’ (o transfert regressivo). Dal suo punto di vista, il transfert non è solo patologico, ma è fondamentale anche per la salute. Infine, “l’esperienza integrativa desiderata” è spiegata come una tendenza clinica ed evolutiva spontanea verso un’organizzazione di livello superiore. L’ organizzazione dell’attività di interiorizzazione , vista come una tendenza clinica evolutiva, è centrale nel lavoro di Loewald. All’interno di questa cornice, egli riprende molti concetti di natura pulsionale e li utilizza nell’accezione di attività organizzative. Loewald riafferma la centralità del complesso di Edipo in tutto il lavoro clinico, soprattutto ridefinisce lo stadio edipico mettendo l’accento sulla capacità di auto riflessione, la responsabilità personale e
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