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nelle relazioni con i bambini piccoli, raccontando una barzelletta, nella creazione di opere artistiche, e coinvolgendosi nel processo psicoanalitico • La barriera o schermo agli stimoli (Esman, 1983) - che consente il pensiero focalizzato, la concentrazione e il lavoro III Bdc. Le difese collegate alle funzioni e alla forza dell’Io Le misure difensive , un tempo limitate alla rimozione e alla censura dei pensieri sessuali (Freud, 1900), in seguito sono state teorizzate come “istinti dell’Io” (Freud, 1915a ; Young- Bruehl e Bethelard, 1999). Oggi, il concetto di “difesa” si riferisce a tutte le operazioni mentali che escludono dalla coscienza un aspetto del funzionamento della mente (A. Freud, 1936; Blackman, 2003). Se gli affetti sono spiegati come una combinazione di sensazioni e pensieri (Brenner, 2006), le operazioni difensive possono essere viste come meccanismi che escludono dalla coscienza sensazioni o pensieri (rispettivamente: isolamento dell’affetto o rimozione) o entrambi - anche se la mente può tentare di liberarsi degli affetti escludendo dalla coscienza un desiderio, una colpa, la vergogna, la percezione, una rappresentazione d’oggetto, oppure interrompendo l’attività di una funzione dell’Io (“inibizione” [Freud, 1926; Blackman, 2003]). La protezione psichica ottenuta con le difese può essere distinta dalle attività propulsive e adattive delle funzioni dell’Io autonome e delle forze dell’Io. Infatti, le difese spesso entrano in gioco quando le forze dell’Io sono sopraffatte e l’Io autonomo è sotto minaccia (“angoscia traumatica”) o immagina di essere minacciato (“angoscia come segnale”). In questo ambito, uno dei contributi di Hartmanno “dato per scontato” consiste nella nozione, ampiamente accettata, secondo la quale le difese possano aver avuto in origine uno scopo adattivo dal punto di vista dinamico ed evolutivo (Hartmann, 1939). Basandosi sui costrutti iniziali di Freud (1905) a proposito dei cambiamenti negli investimenti, e sulle elaborazioni di Hartmann e di Kris (1955) sulla neutralizzazione dell’“energia” pulsionale, la sublimazione può essere oggi considerata un processo che si mette in moto quando un desiderio (pulsionale) irrealizzabile è rimosso, proiettato e simbolizzato, quindi integrato nello sviluppo delle funzioni autonome dell’Io (Blackman, 2010). Per esempio, quando un ragazzino si rende conto che non può fare bambini, il suo desiderio di un figlio può essere spostato e simbolizzato nel desiderio di un cane. Via via che apprende e gli viene insegnato come si allevano i cani (uso dell’intelletto), e via via che si impratichisce, l’amore che prova per il suo cane e le attività che svolge con lui vengono integrati in un’attività sublimatoria. Nel caso la sublimazione originale si dovesse complessificare al livello degli “interessi dell’Io”, in seguito egli potrebbe anche scegliere di diventare uno psicologo o un medico (Hartmann, 1939). Dal momento che si tratta di attività che implicano intelletto, integrazione, capacità di astrazione, funzionamento del Super-Io (etica) ed empatia per i pazienti, tali scelte professionali non saranno più tanto facilmente riconducibili alle simbolizzazioni e all’integrazione originarie nel funzionamento autonomo dell’Io. È solo in situazioni in cui la scelta della carriera diventa, per esempio, conflittuale e problematica, che
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