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provenienti dall’esterno. Freud (1920, 1939) aveva descritto i postumi di questa seconda condizione traumatica ricorrendo al concetto di coazione a ripetere, evitandone, però, le conseguenze collegate; quindi aveva molto chiara questa differenza, anche se non ne ha tenuto conto sul piano teorico generale. Fernando (2009, 2012a, 2012b) ha utilizzato la distinzione operata dalla Psicologia dell’Io tra le diverse funzioni dell’Io per approfondire la comprensione della natura del funzionamento mentale post-traumatico . I ricordi post-traumatici erano ritenuti concreti e non simbolizzati, ma Fernando ha scoperto che per avere un’esperienza normale c’è bisogno di una certa dose di elaborazione – mettere a confronto l’esperienza sensoriale in ingresso con le aspettative – e di costruzione dell’esperienza. Ciò accade prima di qualsiasi simbolizzazione o collegamento dell’esperienza al linguaggio. Verosimilmente, nel trauma è questa costruzione di primo grado del momento presente che ad un certo punto, prima che sia completata, viene rigettata o interrotta. I ricordi post-traumatici hanno la caratteristica di conservarsi nel tempo come tutti i ricordi, ma per certi versi si comportano più come un’esperienza futura o presente, come fossero sempre sul punto di accadere e, a volte, di comparire sotto forma di flashback, senza esistere nel passato come veri e proprie ricordi. Fernando ha coniato la definizione “ processo zero ” per indicare questa forma di funzionamento mentale, sostenendo che dovrebbe essere distinta sia dal processo primario sia da quello secondario. Ad esempio, l’“atemporalità” del processo zero ha una qualità on/off congelata, differente dal movimento incessante, che non si esaurisce nel tempo, dei contenuti del processo primario. Quando Richard Kluft (1993) afferma che il Disturbo Dissociativo dell’Identità (DID) è un “disturbo della realtà multipla”, sta descrivendo una situazione in cui il processo zero domina il quadro clinico. I contenuti del processo zero non sono ancora stati trasformati in ricordi normali, ma esistono come un presente perpetuo. Le idee sul processo zero possono essere di aiuto nella comprensione non solo del DID, ma anche di molti altri aspetti del trauma. Per esempio, il potere della trasmissione intergenerazionale diventa molto meno misterioso se teniamo conto che le persone traumatizzate stanno vivendo in più di una realtà e i loro figli stanno semplicemente rispondendo sul piano emozionale inconscio. Ciò che viene trasmesso non sono ricordi, ma realtà. A livello clinico, alcune innovazioni tecniche sembrano ovvie. Ad esempio, quando una paziente traumatizzata dice che ancora non può convincersi che il trauma sia realmente accaduto, il suo analista può osservare che forse è perché “il suo trauma non è ancora accaduto”. È ancora nel futuro, in attesa di accadere. È compito dell’analista aiutare, delicatamente, a far accadere questo terribile futuro e poi farlo diventare parte del passato.
III Bg. Studi interdisciplinari: Esempi di Psicologia dell’Io & Arte e Creatività & Neuroscienze
Nel discorso freudiano contemporaneo, e non solo in Nord America, è ampiamente riconosciuto che le connessioni interdisciplinari, le applicazioni e l’arricchimento reciproco tra la psicoanalisi e altri campi di indagine possono generare corrispondenze feconde e far nascere nuove ipotesi, purchè le differenze tra i campi di indagine e le loro diverse metodologie
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