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rimangano distinte e non confuse. Questo fu il metodo seguito da Freud nell’elaborazione delle sue teorie. Per arricchire la sua teorizzazione Freud si rivolse ad altri campi del sapere, come le scienze biologiche, l’antropologia, la linguistica, l’archeologia, l’arte, la letteratura, ecc., basandosi su collegamenti analogici e senza creare confusione tra i diversi ambiti. Tra i molti analisti che hanno seguito Freud e Erikson, Hartmann, Kris e Bellak nell’esplorazione del complesso ruolo giocato da regressione, distruzione, trasgressione e conflitto come fattori di crescita, espansione e creatività nel contesto delle arti, delle scienze e della cultura in senso ampio (Blum, 2011; Chessick, 2001; Wilson, 2003; Baudry, 1984; Papiasvili, 2020), Gilbert Rose (1964, 1987, 1990, 1991, 2004) si evidenzia per una particolare elaborazione ed ampliamento delle idee di Hartmann sulla fase indifferenziata (1939/1958, 1946), l’autonomia primaria e secondaria, e la neutralizzazione intesa come un processo continuo nell’Io in quanto sistema aperto e organo di adattamento (creativo). Concentrandosi sulla forma piuttosto che sul contenuto, e partendo dal presupposto che le diverse funzioni dell’Io lavorano a gradi variabili di prossimità al processo primario - oltre al fatto che ci sono slittamenti di sfumature tra processi primari e secondari - Rose ha messo in evidenza proprio la continuità tra processi primari e secondari che interagiscono a tutti i livelli, senza essere nettamente distinguibili tra loro, fornendo sia la caratteristica della passione e spontaneità, sia del controllo. Mentre “il processo secondario separa, discrimina, focalizza e dice ‘no’ per proteggere l’organismo dalla sovrastimolazione, il processo primario ispeziona in modo non orientato e ad ampio raggio, sincronizza elementi molto diversi tra loro al fine di accrescere la ricettività agli stimoli, e dice ‘sì’ (Rose, 1990, p. 73; citazione tradotta per questa edizione, N.d.T.). Qui non è questione di conflitto tra pulsioni antitetiche; piuttosto, è qualcosa che riguarda l’Io nel suo funzionamento attimo per attimo e l’armonizzazione della duplice natura della percezione. Un’importante implicazione di questo cambiamento teorico è che il concetto di sublimazione potrebbe evolvere dalla visione ristretta che la considera una delle difese dell’Io - anche se con un valore socialmente positivo - ad un riconoscerla come mezzo significativo che sostiene la forza dell’Io ed amplia le possibilità di fare un buon uso della realtà . Il punto di vista di Rose concorda con quello dell’analista israeliano Pincas Noy , che ha anche messo in evidenza come la sublimazione faciliti lo scambio tra i processi primari immaginativi e il processo secondario che presiede alla conoscenza della realtà ; in questo caso, la tendenza del processo primario alla scarica immediata è ritardata, mentre le modalità di organizzazione del processo primario sono esposte all’oggettivazione e ai feedback che provengono dal processo secondario (Noy, 1969; Rose, 1990). La sublimazione, quindi, renderrebbe possibile il contenimento dell’ambiguità del processo primario, nel quadro della risoluzione dei problemi operata dal processo secondario. In altri testi, Rose (1963, p. 783) attinge alle teorizzazioni di Andrew Peto (1958) sulla fusione regressiva profonda di sensazioni termiche, tattili, vestibolari e cinestetiche, come rappresentazioni pre-simboliche primarie dell’immagine corporea indifferenziata. Rose descrive la loro evoluzione in sfere autonome dell’Io, e ipotizza che il pensiero arcaico non si basi soltanto su una proiezione dell’immagine corporea ma che si tratti di un’immagine
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