Dizionario Enciclopedico di Psicoanalisi dell'IPA

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Secondo Bonomi, è fondamentalmente a causa dei problemi tecnici incontrati dall’analista nel lavoro clinico con i pazienti che è diventato più evidente l’allontanamento reciproco graduale tra la linea di pensiero di Ferenczi e i concetti della Psicologia dell’Io connessi al modello strutturale. Mentre l’evoluzione della cosiddetta ‘tecnica classica’ rimarcava sempre più l’astinenza dell’analista da ogni forma di partecipazione alla relazione con il paziente, Ferenczi aveva sviluppato un’atteggiamento di piena partecipazione nell’incontro psicoanalitico. Dal 1927 Ferenczi aveva smesso di aderire a un modello terapeutico prefissato per abbracciare l’idea di una “elasticità” di base nella tecnica (Ferenczi, 1928). Avendo sempre lavorato con un’ampia gamma di pazienti traumatizzati e dissociati, era arrivato a considerare che il problema principale dell’Io non fosse la sua autonomia dalla pressione pulsionale, come sostenuto dalla Psicologia dell’Io, ma il mantenimento dei suoi confini e del senso di sé. Due articoli di Franz Alexander spiegano bene come venne recepito il modello strutturale di Freud e l’elaborazione delle conseguenze tecniche che ne derivano: si tratta dell’articolo del 1925, “A Metapsychological Description of the Process of Cure” (Una descrizione metapsicologica del processo di cura), scritto mentre Alexander era ancora a Berlino, e quello del 1935: “Il problema della tecnica psicoanalitica”, scritto quando era già a Chicago.“ Nel primo saggio, descritto come “una delle prime risposte di tecnica psicoanalitica alla teoria strutturale” (Bergmann e Hartmann, 1976, p. 99; citazione tradotta per questa edizione, N.d.T.), Alexander porta avanti l’idea innovativa che “la tecnica psicoanalitica dovrebbe concentrare la sua energia sui cambiamenti in positivo del Super-io” ( ibidem ). Nel secondo articolo si può intravedere un punto di vista completamente diverso: “Nella terapia analitica, i nostri alleati principali sono la tensione delle forze inconsce a trovare espressione e la tendenza integrativa dell’Io cosciente .. . La tesi di Nunberg secondo cui il trattamento psicoanalitico non è soltanto un processo analitico, ma al tempo stesso è anche un processo sintetico, sembra rimanere pienamente valida. [...] Attraverso le nostre interpretazioni, senza rendercene pienamente conto, contribuiamo di fatto alla sintesi che avviene nell’Io del paziente”. (Alexander, 1935; trad. it. 1998, p. 127, corsivo nell’originale). Otto Fenichel , influente in Europa quanto se non più che in Nord America, accolse con favore la Psicologia dell’Io come una prospettiva grazie alla quale sarebbe stato possibile non solo spiegare meglio il fenomeno clinico della resistenza inconscia, ma anche consentire una formulazione più esatta dei principi di base della tecnica analitica. Il fatto che “la Psicologia dell’Io abbia anticipato l’era Hartmann di diversi decenni” e che “il principale psicologo dell’Io fosse stato Otto Fenichel” (Bergmann, 2000, pp. 4 e 67; citazione tradotta per questa edizione, N.d.T.), sono affermazioni confermate da un gran numero di articoli sulla Psicologia dell’Io scritti da Fenichel a partire dal suo saggio del 1926: “Identification”. Per tutto il periodo compreso tra il 1935 e il 1941, Fenichel aveva scritto una serie di articoli di grande importanza per la Psicologia dell’Io: sulla tecnica psicoanalitica (1935/1953; 1941/1954), le prime fasi di sviluppo dell'Io (1937/1954), la forza, la debolezza e i vari disturbi dell’Io (1938/1954), i meccanismi di difesa (1940/1954), il carattere (1941a /1954) e gli affetti (1941b /1954), sempre tenendo conto delle relative implicazioni tecniche.

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