Torna all’indice
Nel suo articolo “Concerning the Theory of Psychoanalitic Technique” (Sulla teoria della tecnica psicoanalitica), Fenichel scrive: “Oggigiorno la Psicologia dell’Io è al centro delle nostre indagini” (Fenichel, 1935/1953, p. 348; citazione tradotta per questa edizione, N.d.T.). Nell’articolo “Structural Aspects of Interpretation” (Aspetti strutturali dell’interpretazione) mostra come “l’analista lavori esclusivamente sull’ Io ” (Fenichel ,1941c/1954, p. 54; citazione tradotta per questa edizione, N.d.T.; corsivo nell’originale) e arriva alla conclusione: “Che l’analista deve portare avanti il suo lavoro di interpretazione in una posizione equidistante da Io, Es e Super-io, è una regola suggerita da Anna Freud (1936), che può essere riformulata affermando che l’analista deve vedere tutti e tre gli aspetti dei fenomeni psichici e rimanere neutrale nella loro lotta. Fondamentalmente, comunque, egli inizia sempre il suo lavoro dall’Io e solo attraverso l’Io può raggiungere l’Es e il Super-io; in questo senso è sempre più vicino all’Io che alle altre due istanze” (Fenichel ,1941c/1954, p. 70; citazione tradotta per questa edizione, N.d.T.). Altrettanto rilevante per il lavoro clinico contemporaneo è l’approccio di stampo fenomenologico sviluppato da Paul Federn . Federn ha concettualizzato la psicosi, soprattutto la schizofrenia, non nei termini di un conflitto psichico ma di deficit psicologico associato all’ambiente familiare del paziente. Dal punto di vista psicoanalitico, per Federn, una psicosi è una “malattia dell’Io” caratterizzata da un “investimento dell’Io insufficiente”, e accompagnata da un “senso dell’Io patologico o carente” (Federn, 1952). Nel 1952, Edoardo Weiss ha raccolto gli articoli di Federn, riunendo quelli sul lavoro clinico con pazienti psicotici e gli studi sull’Io nell’antologia: “Ego Psychology and the Psychosis” (Psicosi e Psicologia dell’Io) (Federn, 1952). Dal punto di vista storico e concettuale, è degno di nota il conflitto vissuto da Federn tra la necessità di vicinanza a Freud - di cui divenne, insieme ad Anna, il portavoce ufficiale a Vienna dopo il 1923 - e un orientamento teorico e clinico personale che rivela il suo bisogno di seguire liberamente l’interesse clinico per i pazienti più gravi e di sviluppare un proprio punto di vista teorico, cioè la sua Psicologia dell’Io. III Cb. Tre autori attivi prima e dopo la Seconda Guerra Mondiale Oltre a Edoardo Weiss (1889-1970) e Anna Freud (1895-1982), anche Gustav Bally (1893-1966) è stato attivo nel campo della Psicologia dell’Io sia prima che dopo la Seconda Guerra Mondiale, portando un suo contributo originale. Infatti l’articolo del 1932: “Frühe Entwicklungsstadien des Ichs. Primäre Objektliebe” (Prime fasi di sviluppo dell’Io. Amore oggettuale primario) è stato citato due volte da Heinz Hartmann nella sua monografia Psicologia dell’Io e problema dell’adattamento . Nel 1925 Weiss ha co-fondato la Società Psicoanalitica Italiana e fondato la Rivista Italiana di Psicoanalisi, dove ha pubblicato parecchi saggi sulla Psicologia dell’Io: “Il Super- io” (1933), e “La parte inconscia dell’Io” (1934). La sua posizione tollerante e pluralistica ha
514
Made with FlippingBook - professional solution for displaying marketing and sales documents online