Dizionario Enciclopedico di Psicoanalisi dell'IPA

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Mitscherlich non ha solo svolto un ruolo importante nel ristabilire un collegamento tra la psicoanalisi tedesca e la comunità psicoanalitica internazionale, ma è stato determinante anche per aver ispirato e formato diverse generazioni di importanti analisti tedeschi: Horst- Eberhard Richter, Johannes Cremerius, Hermann Argelander, Wolfgang Loch e Helmut Thomae. Johannes Cremerius ha avuto una grande influenza, in Germania e in Italia, nella promozione del lavoro analitico orientato secondo la Psicologia dell’Io, sia con il suo lavoro di analista didatta e supervisore sia grazie ai suoi numerosi articoli di tecnica raccolti nell’antologia del 1990: “Vom Handwerk des Psychoanalytikers: Das Werkzeug der psychoanaltischen Technik” (Il mestiere dell’analista: strumenti di tecnica psicoanalitica). I suoi lavori si occupano dei meccanismi di difesa all’opera in molti pazienti - ad esempio quelli che parlano troppo, quelli che parlano troppo poco, nei pazienti con problemi superegoici - e di come affrontarli. In un secondo periodo, Cremerius è stato tra i primi in Germania ad accogliere il pensiero di Balint e Ferenczi, senza mai rinunciare a basare il proprio modo di lavorare sulla Psicologia dell’Io (Conci, 2019, cap. 10). Hermann Argelender (1920-2004) ha introdotto un concetto importante, la szenisches Verstehen , riconducibile a quella che può essere definita una szensiche Funktion des Ichs , una “funzione scenica dell'Io” (Argelander, 1970, 2013; Conci, 2017). In una serie di articoli, Argelender ha presentato il lavoro psicoanalitico come un dialogo che coinvolge e/o richiede la partecipazione dell’analista alla vita emotiva del paziente e la relazione che deriva da questa interazione. È una relazione che permette al paziente di esprimere i conflitti inconsci che lo hanno portato a chiedere aiuto all’analista in forma di comportamenti inconsci e/o scene strutturate, alle quali l’analista aggiunge, più o meno consapevolmente, il proprio contributo. Alla luce del lavoro di Paul Parin (1916-2009) dentro e fuori le istituzioni psicoanalitiche, il collega di Zurigo Thomas Kurz (2017) lo ha classificato come appartenente – insieme ad Alexander Mitscherlich e Johannes Cremerius – alla cosiddetta “sinistra freudiana” (Jacoby, 1983) fondata da Otto Fenichel. Per tutti loro, la Psicologia dell’Io è il vertice migliore da cui studiare il rapporto tra individuo e società. Il lavoro e l’eredità di Joseph Sandler possono essere caratterizzati in modo puntuale con le parole usate da Otto Kernberg in apertura e chiusura del suo contributo al numero monografico della rivista nordamericana Psychoanalytic Inquiry a lui dedicata nel 2005. Kernberg scrisse: “Credo sia giusto dire che Joseph Sandler ha contribuito più di chiunque altro all’integrazione della Psicologia dell’Io classica con la teoria contemporanea delle Relazioni Oggettuali, a livello sia teorico sia clinico” (Kernberg, 2005, p. 174; citazione tradotta per questa edizione, N.d.T.). Peter Fonagy e Mary Target hanno proposto una sintesi e una panoramica dei concetti principali di Joseph Sandler nel loro manuale del 2003: “Psychoanalytic Theories: Perspectives from Developmental Psychopathology” (Teorie psicoanalitiche: punti di vista della psicopatologia dello sviluppo), attenendosi ai modelli evolutivi di Anna Freud e di Margaret Mahler. Tra i molti, i lavori di Sandler, Fonagy e Target hanno preso in considerazione : “The background of safety” (Le condizioni della sicurezza) (1960a; anche in Sandler ,1987), “The concept of superego” (Il concetto di Super-io) (1960b; anche in Sandler, 1987),

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