Dizionario Enciclopedico di Psicoanalisi dell'IPA

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Bellak et al., 1973; Bellak, 1989; Beres, 1956, 1971; Rapaport, 1958). Il loro manuale di test che descrive, analizza e codifica il funzionamento mentale, è diventato la pietra miliare dei test psicologici clinici a scopo diagnostico, usato per decenni come base per la formazione degli psicologi clinici, per i loro scambi e per la partecipazione alla gestione dei casi psichiatrici. In effetti questi test, e le relazioni scritte basandosi su di essi, si incentrano soprattutto sull’analisi e l’integrazione diagnostica delle funzioni dell’Io del soggetto. Si focalizzano su funzioni dell’Io come l’attenzione e la concentrazione, il giudizio sociale e adattivo, i livelli di pensiero da concreto ad astratto, la gestione degli affetti, l’immagine di sé e l’identità, ecc., e rilevano eventuali oscillazioni, lacune, impedimenti al loro esercizio. Il quadro complessivo che si può ottenere serve a individuare la categoria diagnostica che meglio descrive il paziente per quanto riguarda le funzioni dell’Io, oltre che per alcune dinamiche psicologiche profonde rivelate dai test. Per un certo periodo, questi test diagnostici sono stati considerati l’equivalente di una radiografia psicologica del paziente, in grado di corroborare, integrare, e a volte sfidare o contraddire la diagnosi clinica psichiatrica. Inoltre, dato che i test erano di dominio esclusivo degli psicologi, hanno contribuito a definire e consolidare la nascente identità professionale clinica di questa categoria, e ad ampliare la comprensione della profondità e della complessità della mente, della personalità, e del funzionamento umano. Come disciplina professionale, la psicologia clinica ha potuto istituirsi e iniziare a definirsi grazie a questa competenza specifica. Ciò è gradualmente cambiato via via che gli psicologi clinici hanno acquisito indipendenza e autonomia professionale e si sono impegnati sempre più direttamente nell’esercizio della psicoterapia e della psicoanalisi. Si può ipotizzare che il relativo abbandono e la svalutazione della pratica testistica per fare diagnosi di personalità - come aspetto prevalente dell’identità e dell’attività professionale degli psicologi clinici in Israele, sostituita dalla pratica psicoterapeutica - sia avvenuta in parallelo con il tramonto della Psicologia dell’Io. III Cf. Bion e la Psicologia dell’Io Almeno inizialmente Wilfred R. Bion è stato considerato un analista kleiniano, anche se egli stesso ha rifiutato questa definizione. È molto meno comune pensare a Bion come freudiano, anche se i suoi contributi teorici, specialmente i primi, erano abbastanza chiaramente e apertamente fondati e collegati al pensiero di Freud. Ciò è particolarmente evidente, ad esempio, in articoli come: “Differentiation of the psychotic from the non-psychotic personalities” (1957) (“Criteri di differenziazione tra personalità psicotica e non psicotica”, trad it. 1963), in cui dialoga da vicino con le nozioni di Freud sulla relazione con la realtà in termini di funzioni dell’Io (Freud, 1911). Proprio sullo scritto di Freud: “Precisazioni sui due princìpi dell’accadere psichico”, Lawrence Brown ha basato il suo articolo del 2009: “The Ego Psychology of Wilfred Bion: implications for an intersubjective view of psychic structure” (La Psicologia dell’Io di Wilfred Bion: implicazioni per una visione intersoggettiva della struttura psichica), il primo saggio noto per aver trattato questo argomento.

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